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 Tullo Massarani, la sua vita: uomo versatile, artista, scrittore, mazziniano, politico di successo.

 

   È difficile sintetizzare in poche righe la poliedrica vita di Tullo Massarani (vedi quadro), che fu certamente uno dei personaggi più brillanti dell’alta società milanese e italiana della seconda metà dell’Ottocento. Per questo ci scusiamo con il lettore per le inevitabili lacune presenti nella nostra ricostruzione, che è necessariamente focalizzata sulla storia “veranese”, che desideriamo chiarire.

    Tullo Massarani, nacque a Mantova nel febbraio del 1826, da famiglia ebraica molto ricca; morì a Milano nel 1905, e fu seppellito in Verano nella sua grande villa, attualmente di proprietà Formenti. Era figlio di un noto e molto ricco avvocato mantovano, Giacobbe e di Elena Massarani; ebbe tre zii: Emanuele, Salomone, Daniele.

Tullo Massarani era uomo versatile, pittore, scrittore, letterato, mazziniano, politico di successo, costruì una rete di importanti relazioni nazionali e internazionali con le personalità più in vista del suo tempo. In gioventù spinto dal padre, si laureò in giurisprudenza, ma ben presto coltivò le sue vere passioni: lettere, pittura e politica. Il padre Giacobbe nel 1842, si trasferì con tutta la famiglia a Milano dove comprò un appartamento in via Nerino 4, che fece ristrutturare e dipingere da Domenico Induno, allora giovane, ma già affermato pittore      milanese.

 Tullo Massarani ancorché giovanissimo, partecipò ai moti rivoluzionari che nel 1848 sconvolsero la vita milanese, impegnandosi in prima persona, con articoli letterari e politici. Era mosso da un forte sentimento che, lui stesso, così descrive “… divine follie di quella religione di patria che a tutti noi traboccava dal cuore [1][NOTE DA 1 A 8]. Questa attività lo mise in contatto con l’ala “rivoluzionaria” dell’alta borghesia milanese e con Giuseppe Mazzini, per conto del quale fece spesso da staffetta porta dispacci, attività che lo metteva a rischio della propria vita, in quanto Mazzini era considerato dall’Austria un pericoloso sovversivo. Grazie al prestigio acquisito durante gli anni delle lotte indipendentiste, a partire dal 1860 fu eletto membro del Municipio milanese e del Consiglio provinciale; di quest’ultimo divenne prima Segretario, per ben vent’anni, poi fu nominato Presidente, carica che manterrà fino quasi alla morte, avvenuta nel 1905.

da 1 a 8

Villa Formenti

In Massarani politica e arte sono inestricabilmente legati. Il suo primo importante quadro, di intonazione classica, “La distruzione della biblioteca di Alessandria”, viene presentato nel 1872, alla Seconda Esposizione Nazionale di Milano e subito dopo a Vienna.  Nel 1876, dipinge una grande tela “La Castellana e vassalla”, ove è raffigurata una ricca patrizia, una Castellana, che scendendo dalle scale del suo palazzo, va verso il giardino dove incontra una donna del popolo con un bimbo, il quale tiene sotto le ascelle un libro di scuola. “L’altera Castellana”, come conferma il Barbiera [9] è il ritratto di Gina Baumann. Il grande quadro è oggi conservato nella pinacoteca Ambrosiana.

Gina (Virginia Baumann) “bionda, delicata, aristocratica bellezza”.

   Così Gina è descritta dal Barbiera: “…Virginia chiamata Gina dai famigliari di Milano, bionda, delicata, aristocratica bellezza, di alta slanciata statura. Non pareva nata da umilissima popolana. Giovanetta fu ritratta da Induno, nel cui studio la conobbe Massarani che se ne invaghì ardentemente e quell’amore confortò e, più, affannò tutta la sua vita. La Gina che si sposò per affetto ad un giovane della Brianza, dal quale poi legalmente si divise…”. Questo scritto conferma la duratura e forte unione tra Massarani e Gina e l’infelice conclusione del di lei matrimonio con Luigi Zari.

 Nelle elezioni del 25 marzo 1860, Massarani fu eletto deputato, per la prima volta, nel collegio di Carate come candidato cavouriano, e rieletto nel collego di Vimercate nel corso delle legislature del 1861, 1865 e 1867. Dopo quest’ultima rielezione restò al parlamento di Roma solo per pochi mesi, infatti rassegnò ufficialmente le dimissioni. scrivendo “per ragioni di salute[2], in realtà “per indisposizione di cuore”; detto in parole povere “per amore”. Tullo Massarani non aveva alcun problema di salute, infatti nel 1876 dimostrerà di aver brillantemente superato tutte le “indisposizioni di cuore” lamentate qualche anno prima, accettando di essere nominato Senatore del regno, e quindi riprenderà l’attività sia politica in Roma, che internazionale.

   Ma quali erano i problemi di cuore denunciati, nel 1867, da Tullo Massarani? Dobbiamo fare un passo indietro: appena ventunenne, il nostro coltiva la sua passione per la pittura frequentando assiduamente, a partire dal 1848, lo studio di Domenico Induno, giovane ma affermato pittore. L’amicizia tra Massarani e Induno, che continuò fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1878, fu molto intensa e andò ben al di là del semplice rapporto maestro-allievo. Cosi Massarani tratteggia il pittore: “Un maestro ebbi anch’io nell’arte e un amico, era di opinioni liberalissime. E inclinava in arte, come in ogni cosa, alle più audaci” [3]. Il piccolo studio dell’Induno, situato in piazza Durini 7 [4], a Milano, era frequentato da molti artisti, tra i quali l’Hayez, che si caratterizzavano per il loro fervente spirito patriottico e per “l’amore sviscerato per l’elemento popolare[5] e per uno stile di pittura classicheggiante.

   Nello studio di Induno, Tullo Massarani conobbe una splendida e giovane modella, popolana, di famiglia umile. Il fascino di questa ragazza doveva essere unico, tanto che anche Induno [6] la ritrasse ancora giovanissima , come testimonia l’affascinante quadro “la modella”, da lui dipinto quando lei aveva circa 16-20 anni, ed esposto nel 1867 alla società degli artisti. Tullo Massarani si innamorò di lei e la amò intensamente e “quell’amore confortò e, più, affannò tutta la sua vita” [7]Il nome della giovane donna, conosciuta da Tullo Massarani nello studio Induno, era Virginia, chiamata Gina in famiglia, (è la Gina Baumann veranese) che nell’anno 1867, anno della “crisi di cuore” del Massarani, aveva 21 anni, mentre Lui ne aveva già compiuti 41: Lei nel pieno splendore della giovinezza, Lui uomo ormai maturo. Questo “amore” è stato, secondo noi, il vero motivo delle sue dimissioni da parlamentare, date proprio nel luglio del 1867 e confermate nel dicembre dello stesso anno. Infatti nel carteggio di Massarani, “Una nobile vita”[8] [NOTE DA 9 A 13] , raccolto da Raffaello Barbiera, vi sono interessanti lettere di Gina e di Massarani, che confermano il loro rapporto d’amore. Evidentemente la permanenza a Roma, città splendida, ma allora lontanissima da Milano, non permetteva a Tullo Massarani di vivere, con l’intensità desiderata, la sua appassionata storia con la bellissima modella, Gina Baumann.

   Massarani trascorse dieci anni lontano dalla capitale dove ritornò, solo nel 1876, nominato su proposta di Cesare Correnti, Senatore del regno. Quei lunghi anni milanesi furono da lui intensamente vissuti, sia con la sua amata Gina, sia dal punto di vista letterario-artistico, che politico. In quest’ultima veste, come già ricordato, viene nominato Consigliere Comunale di Milano, dal 1860 al 1889, e Segretario del Consiglio Provinciale dal 1864 al 1878, quindi Presidente dal 1898 al 1902.

 

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Massarani e Gina: il conformismo di fine Ottocento.

   Ma perché Massarani non si sposò mai, neppure con la sua bella Gina che amò per tutta la vita?

Non lo sappiamo con certezza, possiamo solo supporre che probabilmente la sua avversione al matrimonio deriva dall’educazione che ricevette da bambino: austera, esclusiva ed escludente. Così scrive il Barbiera nel proemio, al libro citato, “allevato in una chiusa città di provincia, Mantova, seguito con l’affetto più geloso, con ogni delicatezza di spirito e di corpo; tenuto lontano dai compagni, … fra le assidue cure della madre”. E la madre doveva essere una donna di grande personalità e “donna d’alti sentimenti, idolatrata dall’unico figlio [11]…”

   In ogni caso, è certo che Massarani dopo aver fatto sposare Gina con Luigi Zari, mai abbandonò l’amata e infelice donna, neppure quando per dissapori famigliari i due sposi si divisero legalmente. Lei, ormai avanti con gli anni, ma non vecchia, spesso lasciava la città per vivere lunghi periodi di ristoro e di pace nella villa veranese di Massarani. Gina era sempre stata di salute cagionevole e soggetta a frequenti raffreddori che, alle volte, trascurati degeneravano in malattie più serie. Nelle lettere, che si scambiamo Tullo e Gina, si intuisce un lento declino della salute di lei e le preoccupazioni di lui per questo stato di cose, che Gina sembra accettare con fatale e quasi voluta rassegnazione. Scrive Massarani all’amico Michele Amari [12], nel 1886, «Richiesto, vi confesso quello che non lascio volentieri sapere altrui: essere stato ed essere travagliato da affezioni continue per casi non miei ma di persona cui sono affezionato». Il Barbiera così commenta in merito alle afflizioni…”la malattia della signora Gina B.”

   Nel luglio del 1891, Massarani, che si trovava a Roma, riceve dei telegrammi che lo fanno tornare con urgenza a Milano, chiamato da comunicazioni «… allarmanti intorno a una salute che mi è cara, e che da due anni vedo con dolore intenso deperire, si può dire di ora in ora senza rimedio. Non si tratta di alcun grande personaggio, anzi di persona umile e oscura [13]» [NOTE DA 14 A 16]. Questa chiusura della lettera turba la nostra sensibilità, dato che il personaggio di poco spessore, anzi “persona umile e oscura” era la sua amata Gina.

   Tullo Massarani era persona generosa, illuminata, di idee liberali, che si era speso per contrastare l’ipocrisia tipica del suo tempo che confinava le donne a ruoli marginali. Ma le sue lettere ci confermano che era pur sempre un uomo dell’Ottocento, che conservava e accettava nel suo intimo la cultura e le convenzioni del suo ambiente sociale. Un uomo del suo rango poteva certamente amare appassionatamente una donna bellissima come Gina, ma non poteva sposarla, perché lei era pur sempre una popolana “umile ed oscura”, quindi lontana e fuori dal suo contesto «poiché il mondo non conosce e non ammette se non le afflizioni delle sue convinzioni sociali, io accetto questa afflizione in me [14]». Senza ombra di dubbio Massarani è di idee liberali, ma accetta, soffrendoli, tutti i pregiudizi del suo tempo. E la persona amata apparteneva, ad un ceto sociale modesto… così scrive in un’altra lettera, «aspetto con ansia a Milano dalla campagna una modesta famigliola [15] ». La modesta famigliola era quella di Luigi Zari e di Gina Baumann. 

   Nell’ Ottocento era quasi impensabile un matrimonio d’amore, persino o forse soprattutto, nelle famiglie alto borghesi, questo importante passo veniva preparato dalle famiglie dei giovani e a loro imposto. Non stupisce quindi che Massarani abbia “promosso” il matrimonio tra Gina Baumann e Luigi Zari. La data di nozze non è nota, ma sappiamo dalle lettere ufficiali (vedi De Gubernatis) che già nel 1878 i coniugi vivevano un periodo difficile dovuto a “dissapori maritali”. Evidentemente il matrimonio di convenienza e la continuità dell’amore tra Massarani e Gina, turbavano la serenità dei coniugi, segnatamente di Luigino. Solo qualche anno dopo, Gina si divise legalmente dal marito Luigi (Luigino, come confidenzialmente Tullo Massarani chiamava Luigi Zari).

   Gina Baumann morirà, nel marzo del 1892, nella villa Massarani di Verano dove viveva sola, anche se in costante corrispondenza con il suo amato Tullo. Questi non la dimenticò mai; appena morta, a lei ed al piccolo Oscar Gori, edificò l’importante monumento funebre, da cui prende le mosse il nostro racconto.

   Il Barbiera, intimo amico e curatore appassionato delle lettere di Tullo Massarani, così chiude la sua fatica «… alla povera Gina, che egli professò solo riconoscente amicizia, egli eresse un monumento nel romito cimitero di Verano, con la statua giacente di colei che, quantunque figlia della plebe milanese, aveva le sembianze di una principessa del nord, appunto come Lizzie Siddal di Dante Gabriele Rossetti» [16] (Vedi Barbiera, libro citato)

   Questo dotto e delicato parallelo tra l’infelice vita della bellissima Virginia (Gina) Baumann e l’altrettanto sfortunata vita dell’affascinante Lizzie Siddal, descrive meglio di qualunque altra cosa, la sorte delle due donne: Lizzie e Gina. Lizzie Siddal era stata la modella preferita del pittore Rossetti, coevo di Massarani, che faceva parte della corrente pittorica dei preraffaeliti. Come Gina, anche Lizzie era molto bella, ma di salute cagionevole e di umili origini. Soprattutto per quest’ultima ragione, i genitori di Rossetti impedirono a lungo il matrimonio tra i due amanti, lo vietava la convenzione sociale. Lizzie Siddal, nel 1861, diede alla luce un figlio, nato morto; l’anno dopo, lei stessa morì.      

   Tullo Massarani commissionò a Braga il pregevole monumento funebre eretto nel cimitero di Verano, con il quale volle ricordare sia Gina Baumann (Zari), sia Oscar Gori… e quest’ultimo chi mai poteva essere… se non suo figlio?

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[1] Rassegna Pugliese, di scienze lettere ed arti, vol. VIII, 23 agosto 1891

[2] come sembra ritenere forse troppo romanticamente G. Faldella, per curare una «indisposizione di cuore» (Introduzione a Ricordi parlamentari, p. LX)

[3] Rassegna Pugliese in scienze e lettere, vol. VIII, 23 agosto 1891

[4] La piazza Durini, allora era in zona periferica nei pressi di S. Giovanni dell’aia, demolita nel 1865; oggi la piazza non esiste più; era compresa nell’attuale quadrilatero tra V. Emanale-Beccaria-Passerella.

[5] Rassegna Pugliese, op. cit.

[6] Induno, vedi il quadro “la modella”, dipinto verso il 1860-65, esposto per la prima volta nel 1867

[7] “Una nobile vita”, carteggio inedito, scelto e postillato da Raffaello Barbiera, Firenze, La Monnier, 1909 due volumi, volume I, 1851-1885; volume II 1886-1905; lettera del 1875 a Gina B., pagine 211- 212

[8] "Una nobile vita", op.cit.

[9] Ibide, "lettera del 1875; a Gina B, volume II, pagine 211-212, vedi nota.

[10] Ibidem; 1909, vol. I; p.p, 141 s.

[11] Barbiera; lettera del 1851 a Elena Massarani Fano, Turbise; 29 settembre 1851, nota a piè pagina.

[12] Barbiera; lettera del 1886 a Michele Amari, Milano, 19 dicembre 1886; volume II, pagina 44.

[13] Barbiera; lettera del 1891 ad Andrea Lo Forte, Palermo, 16 luglio 1891; volume II pagine 182-183.

[14] idem

[15] Barbiera; lettera del 1878 ad Angelo De Gubernatis, Milano 27 aprile 1878; volume II, pagina 313.

[16] Barbiera; op.cit.

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   Lasciata Roma, Massarani sembrava perfettamente soddisfatto della sua nuova vita milanese, che corrispondeva, in parte, ai suoi vasti interessi. Infatti nel 1872 scrive a Minghetti di voler lasciare la politica militante e quel mondo che gli impediva di vivere pienamente i suoi prediletti studi letterari ed artistici. E aggiunge che, solo desiderava conservare “nel fondo di qualche consiglio comunale e provinciale, il mio posticino d’osservatore benevolo ma indipendente” e si scusa dicendo “… non vogliate essere meno indulgente […] per le mie ubbie di rêveur solitaire [10]». Solo qualche anno dopo, le “ubbie di rêveur solitaire”, vennero meno e ritornò il lui il desiderio di più ampi orizzonti, tanto che pochi anni dopo tornò a Roma, come senatore.

Nota 1
Da 9 a 13
Nota 8
Da 14 a 16
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Nota 16
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