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Pietro Pacciarini lascia Milano.

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   Qualche tempo dopo il 1853, non sappiamo con certezza la data, Pietro e la sua famiglia si trasferiscono a Ronchetto sul Naviglio.

   È in questo minuscolo borgo che, in data 19 febbraio 1861, è registrata la nascita del secondo figlio di Pietro, Pompeo Giovanni, seguito nel 1869 dalla figlia Anna Pacciarini.

   Nascondersi in un minuscolo comune della provincia milanese, poco più di una cascina, era il mezzo più semplice per riprendere una vita tranquilla.

   In quegli anni, Ronchetto sul Naviglio, comune autonomo perso tra campi, fiumi e rogge, aveva qualche centinaio di abitanti, compresi quelli delle cascine limitrofe. Il paesino situato a sud di Milano lungo la sponda destra del Naviglio Pavese, confinava a est con i Corpi Santi, a nord con il quartiere Lorenteggio, a sud con Grancino, infine con Corsico a ovest; distava circa 6 chilometri dal quasi omonimo Ronchetto delle rane.

   Tutto il territorio era attraversato dal fiume Lambro meridionale (lambrett, in lingua lombarda) che, dopo aver percorso l’antico alveo del torrente Pudiga, sfociava nel Lambro nei pressi di S. Angelo Lodigiano. Sin dai tempi della Milano romana, Il modesto corso d’acqua attraversava tutta la città raccogliendone le acque nere; per questo era anche chiamato fiume “merdario”. Il nome del paese “ronchetto [1]”, di sicura origine longobarda, significa terreno disboscato.

   Complessivamente le caratteristiche della zona e lo stile di vita degli abitanti: piena campagna, acque, agricoltura, vita contadina, ricordavano molto quelle dell’Abbazia di Monluè, dove Pietro aveva vissuto.

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L'ultimo rifugio di Pietro Pacciarini: Verano (oggi Verano Brianza).

 

[1] Ronchetto; “runchuett” in lingua milanese, deriva da ronca, falce per disboscare

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