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Oscar Gori, il “diletto nipotino”.

 

            Questo bambino, affettuosamente chiamato “diletto nipotino” come inciso sul monumento funebre veranese, è certamente il personaggio più misterioso e negletto dell’intera vicenda. Non una parola nel carteggio (rimasto) di Gina-Tullo; nessun dato è riportato sul registro parrocchiale veranese dei morti, neppure l’eventuale entrata della salma al cimitero, cosa di solito veniva fatta. Eppure sappiamo per certo che, (lettera citata):

            “In quel cimitero, il Massarani, le eresse (a Gina, nello stesso anno della morte 1892) un artistico monumento da lui, fino agli ultimi giorni, spesso visitato e ornato di qualche fiore. L’epigrafe reca questa invocazione “sia pace all’anima forte e gentile”.

Ma l’artistico monumento non è composto solo dalla pregevole statua in bronzo di Gina Zari Baumann, ma anche da un delicato e dolce bassorilievo che raffigura un grande angelo che porge all’omaggio del visitatore, un bimbo “il diletto nipotino”; e questo non può essere un caso.

Infatti, è Massarani che ha commissionato il monumento funebre al noto scultore Enrico Braga; perché mai avrebbe dovuto commissionargli anche il bassorilievo, se non per ricordare un bimbo che gli era particolarmente caro? E l’iscrizione “diletto nipotino” che senso ha?

            La conclusione, a nostro parere, non può che essere univoca: Massarani (con il consenso di Luigi Zari) ha voluto ricordare, nel monumento funebre dedicato a Gina Baumann, suo antico e mai dimenticato amore, anche una seconda persona a lui carissima: suo figlio, Oscar Gori.

Per inciso, Gori è cognome di origine ebraica e Massarani era un ebreo. Tutto lascia pensare che il piccino sia il figlio naturale di Gina Baumann (quando non era ancora sposata Zari) e di Tullo Massarani, nato e morto in giovanissima età negli anni compresi tra il 1867-1876. Se così fosse, Oscar sarebbe il nipotino di Romano Baumann e Pevazzotti Scolastica, genitori di Virginia. Questa “logica” conclusione chiarirebbe definitivamente l’arcano.

            Dato che i coniugi Gina e Luigi Zari non hanno avuto figli, il cognome del piccino non poteva certo essere Zari e neppure, a maggior ragione, Baumann. Quest’ultimo cognome avrebbe “certificato” la nascita di un figlio naturale di Gina e ciò avrebbe certamente sconcertato la società del tempo, impregnata di pruderie, e inoltre avrebbe fortemente minato la reputazione di Luigi Zari, già pesantemente penalizzato da un matrimonio che ha “dovuto” accettare.

            Per amore di verità, dobbiamo segnalare che nella corrispondenza tra Virginia Baumann e Massarani, rimasta dopo la voluta distruzione del loro carteggio, così come nelle note di Barbiera, non vi è alcun accenno al piccolo “Oscar Gori”; quindi non possiamo dire con certezza che sia figlio dei due innamorati.

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Epilogo dell'intrigante storia.

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