Famiglia Gropallo.
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L’assassinio che minacciò di travolgere il regno di Luigi Filippo di Francia: un'immane tragedia.
I dati riportati nel seguito, sono stati desunti principalmente dal documento scritto dalla Corte dei Pari di Francia[1] e dal libro Biblioteca del Diritto.[2]
È il 17 agosto 1847. Sul far della sera la famiglia, compresi i figli tra i quali Leontina, arriva a Parigi in treno alla “gare d’Orléans”. Lasciata la stazione, ciascuno prende posto nelle carrozze in attesa; il piccolo corteo si avvia verso Faubourg Saint-Honoré, dove si trova la loro grande dimora, che è nei pressi del “Hotel Sébastiani”, vicino all’ambasciata d’Inghilterra, uno dei siti più eleganti di Parigi. La carrozza della duchessa arriva quasi subito, solo alcune ore dopo arrivano le carrozze del duca e dei figli. Ancora una volta Teobaldo non aveva saputo resistere al desiderio di salutare Henriette che, come pattuito, alloggiava in una modesta pensione cittadina, in attesa di lasciare la Francia. L’indelicatezza del fatto rattristò molto la duchessa Fanny, che comprese come fosse forte il complesso legame tra Henriette e il duca. I due sposi si scambiano pochi convenevoli quindi raggiungono le rispettive stanze, mentre i figli vengono accompagnati nel loro appartamento al piano superiore.
La notte sembra passare tranquillamente. Improvvisamente verso le 4.45 due domestici vengono bruscamente svegliati da violenti e ripetuti colpi di campanello provenienti dalle stanze della duchessa, da dove giungono anche urla disperate e rumori sordi. Preoccupatissimi, i domestici si precipitano verso la camera da letto, ma non riescono a entrare: la porta, stranamente, è sbarrata dall’interno con un catenaccio. Battono i pugni sull’uscio urlando “madame…madame”, nessuno risponde; cercano di sfondarlo con calci e spallate; nulla, la porta resta chiusa. Affannati, corrono verso una seconda entrata, ma anche questa è sbarrata dall’interno; si precipitano allora in giardino, poi da una scaletta laterale risalgono di corsa verso la camera da letto.
Nel frattempo cessano le urla e ogni rumore, sulla casa piomba un silenzio mortale. I domestici riescono finalmente ad aprire la piccola porta laterale; la camera è buia, intrisa di acre odore di sangue. Scostate le tende, nell’incerto chiarore dell’alba, appare loro un’orrenda scena di violenza. C’è del sangue vivo ovunque: sul letto una grande chiazza, sulle pareti, sugli armadi, sulle sedie. Persino un tavolo è rovesciato a terra e alcune porcellane della stanza sono rotte, segni inequivocabili di una lotta terribile, conclusasi con un massacro. A terra, rantolante, giace il corpo della duchessa; è orribilmente ferita da una trentina di colpi di pugnale che le hanno lacerato anche il palmo di una mano, quando lei ha disperatamente cercato di proteggersi dai colpi dell’assassino. Sulle porte della camera ancora chiuse dall’interno, strisciate di sangue evidenziano che la povera vittima ha cercato di fuggire, non riuscendovi. Una lunga striscia di sangue sul pavimento indica che il suo pesante corpo, senza più forze, è stato trascinato fino al punto dove la disgraziata è stata finita con violenti colpi in testa. Dal cranio spaccato in più punti, sangue ancora vivo si sparge sul pavimento. Un domestico si china compassionevole su quel povero corpo martoriato; pochi affannosi respiri, poi Fanny muore tra le sue braccia, senza riuscire a dire alcuna parola.
Solo a questo punto si affaccia il duca, in vestaglia, come sorpreso, chiedendo con stupore “cosa è successo… Ah! Mon Dieu! Chi mai ha potuto commettere un simile crimine[3]?...
Viene immediatamente dato l’allarme; accorre la polizia, il medico di famiglia, il commissario, il procuratore del re, il giudice e una infinità di curiosi. Trafelato giunge anche il generale Tiburce Sébastiani, comandante della piazza di Parigi e fratello di Horace (il Maresciallo di Francia, padre dell’uccisa), il quale, nonostante abbia conosciuto i campi di battaglia, alla vista del disastro ha una crisi di pianto. Ripresosi immediatamente decide che tutti i giovanissimi figli del duca, sconvolti dal dramma, debbano essere subito allontanati, in particolare: le femmine, Isabelle, Louise, Berthe, Aline, Marie e Leontina (sepolta nel cimitero di Inverigo) vengono mandati dalla nonna “Praslin”; mentre i figli Gaston, Horace e Raynald, presso lo zio Edgard.
La polizia fa scrupolose indagini sull’omicidio, inizialmente pensando che sia opera di criminali comuni, anche perché il Procuratore del re ha ben chiaro che l’affare dovrà essere trattato dalla corte dei Pari, come è d’obbligo per una famiglia di così alto rango, quale quella di Choiseul-Praslin. Si ispeziona minuziosamente la scena del crimine, registrando tutto ciò che si trova nella camera della duchessa, le ferite sul suo corpo e quanto può servire all’indagine. Poi vengono interrogati i domestici ed infine il duca Teobaldo. La sua posizione appare subito debole; risponde in modo incerto e confuso, ha tracce di macchie scure raggrumate (sangue) sulle vesti, unghiate sulle braccia, contusioni sulle gambe e morsicature alle mani; la polizia registra che il duca ha il pollice profondamente inciso da un violento morso, forse inferto dalla vittima quanto l’assassino voleva tacitarla. Ispezionando la camera del duca, viene rinvenuto nel secretaire un pugnale corso con la lama spezzata e tracce di sangue sull’impugnatura, ed anche una pistola con il calcio insanguinato[4], impastato con tracce di capelli. Infine risulta chiaro che il duca ha cercato di lavarsi, e di smacchiare alcuni indumenti utilizzando il sapone di Napoli[5], allora molto di moda a Parigi, e di bruciare nel camino alcuni fogli e un foulard intriso di sangue.
Sempre più incalzato dalle domande, Teobaldo farfuglia spiegazioni sconnesse, poi quasi infastidito rivendica il suo ruolo di “nobile” e si chiude in uno sdegnoso silenzio. In breve la sua posizione diventa così critica che, esplicitamente sospettato di omicidio, viene invitato a non lasciare l’appartamento.
Teobaldo non può essere arrestato dalla polizia, in quanto deve pronunciarsi la corte dei Pari che viene prontamente convocata; dopo un breve dibattito, la corte decide di procedere all’arresto del duca. La presenza di una minacciosa folla che si accalca intorno alla dimora ducale, suggerisce che l’indiziato non sia immediatamente portato alla “prison du Luxembourg”. La polizia preferisce far calmare le acque in quanto sa che i parigini, già in subbuglio contro il governo del re, rumoreggiano perché ritengono che l’orrendo massacro sia la spia della dilagante corruzione dello stato. Nel frattempo, il duca sta male, è debole, vomita; viene chiamato un medico che, dopo accurata visita, dà il benestare per il suo trasferimento in prigione che avviene nella notte tra il 20 e il 21 agosto. Qui giunto, Teobaldo viene interrogato nuovamente, ma non riesce a chiarire la sua posizione, né a spiegare il sangue sugli abiti, né le ferite… nulla; semplicemente ripete di essere innocente. Poi sta male nuovamente: il 24 agosto alle 16.30 muore in prigione[6]. L’autopsia accerta che il duca si è avvelenato con arsenico, assunto qualche giorno prima quando era agli arresti in casa; ciò viene confermato anche dall’esame di alcuni reperti umani (vomito, urina, …) ritrovati nella sua camera, e da un contenitore che palesemente conteneva arsenico per topi.
Il procuratore generale del re chiude l’inchiesta della corte dei Pari con la certezza che l’assassino della duchessa Fanny sia stato suo marito Teobaldo. Tutti gli atti del processo vengono trasmessi al tribunale di prima istanza, per accertare le eventuali responsabilità di Henriette Deluzy-Desportes[7], in quanto era noto il suo grande ascendente sul duca che non voleva distaccarsi da lei. I giudici, nel loro documento, scrivono che il fascino di Henriette aveva “stregato” anche tutti i figli della coppia, tanto da far dir loro “qu’ils mourraient [8]”, se fossero stati separati dalla “leur chère Deluzy”. Queste dichiarazioni evidenziano, ancora una volta, la forte e coinvolgente personalità della governante.
Il re, pur preparato ad ogni tipo di evento, quando viene informato del disastroso avvenimento accaduto all’hotel Sébastiani, è profondamente scosso tanto da affermare “Praslin assassino? e assassino di sua moglie!?; questo è il peggior atto accaduto nel mio regno[9]”
La corte dei Pari conclude la sua inchiesta elogiando le qualità della duchessa Fanny, sottolineando la sua lealtà, bontà e l’amore di madre e sposa integerrima.
I funerali di Fanny e Teobado: l'eroina e il reietto.
[1] Cour de Pairs, vol. I, op. cit.
[2] Di Venezia Adriano, Biblioteca del diritto o repertorio ragionato di legislazione e giurisprudenza, prima versione italiana; Venezia, nel privilegiato stabilimento nazionale di G. Antonelli, 1869
[3] Notre dame, op cit. pag. 146
[4] Biblioteca del diritto; e Assassinat de madame la Duchesse op. cit.
[5] Sapone di Napoli; era un sapone pregiatissimo e costoso in uso tra i nobili, profumato con aromi della costa amalfitana
[6] Assassinat de la duchesse op. cit. vol. II, pag. 84
[7] Ivi, pag. 104
[8] Ivi, pag. 116
[9] Ivi, pag. 123
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