top of page
I funerali di Fanny e di Teobaldo: l'eroina e il reietto.
​

   Domenica 22 agosto, alle sei del mattino, la salma della duchessa è portata nella bella chiesa di Sainte-Marie-Madeleine, conosciuta come “la Madeleine[1]”, dove viene celebrata una messa privata alla presenza del generale Tiburce Sébastiani e del duca di Coigny, suo zio. Due ore dopo, viene ufficialmente celebrata la grande messa funebre alla presenza dei rappresentanti ufficiali del re, di diversi ministri, di molti nobili e da una folla immensa … mancava solo il maresciallo Sébastiani, trattenuto lontano per motivi … “sconosciuti”. Probabilmente distrutto dal dolore per aver perso in modo orribile l’unica figlia, che amava profondamente. Solo il 26 agosto trova la forza di arrivare a Parigi dove, con il fratello Tiburce, si reca immediatamente sul luogo della tragedia. Inizialmente il maresciallo pensa di portare il corpo della figlia nella sua casa di Olmeto in Corsica, dove aveva fatto seppellire la sua sposa, mamma di Fanny. Poi ci ripensa e decide che la salma debba essere tumulata nella cappella funeraria del castello di Vaux-le-Vicomte[2], in mezzo alla gente che lei aveva, corrisposta, tanto amato e beneficiato.

   Il “rude” eroe di guerra, passato alla storia per le sue nette e dure prese di posizione, si dimostra in questo caso uomo attento e sensibile. Infatti, pur mortalmente ferito, vuole far visita all’anziana madre di Teobaldo, alla quale avevano raccontato una pietosa bugia, per darle conforto e non svelarle la terrificante verità. Poco tempo dopo, il Maresciallo riunisce tutta la famiglia e organizza una cerimonia funebre, verso fine settembre, nella chiesa di Notre-Dame du Vaudreuil. Infine decide di assumere ufficialmente la “tutela” di tutti i nipoti, e di curare così la loro crescita umana, morale e intellettuale.

 

   Ben diverse sono le esequie del duca Teobaldo[3]. Il 26 agosto, verso la mezzanotte e mezza, un anonimo furgone dell’amministrazione delle pompe funebri entra nella prigione dei giardini di Luxembourg e si dirige alla porta riservata della prigione della Corte dei Pari. La salma del duca, alla presenza del comandante e del direttore della prigione, viene caricata sul furgone che s’avvia, senza il conforto di anima viva, verso il cimitero di Mont-Parnasse. Qui giunta, alle due e trenta, in silenzio, la salma è sepolta nella nuda terra, in un angolo solitario e remoto del campo santo, dove, burocraticamente, viene redatto il verbale dell’inumazione. Un’anonima croce nera in legno, come si usa per i più oscuri deceduti, segnala il sito.

Solo qualche anno dopo, il conte Edgard di Praslin, che abitava a Vaux-le-Vicomte, riesce a recuperare la salma del fratello. Nottetempo, e clandestinamente, quelle povere spoglie mortali, vengono portate nella cappella di casa Vaux, dove già riposava la duchessa. Così Teobaldo, l’assassino, è definitivamente sepolto accanto alla duchessa Fanny, da lui barbaramente uccisa.

 

   L’enormità del delitto ha colpito la fantasia popolare, trasformando in leggenda uno squallido fatto di cronaca nera. Il suicidio del duca era sembrato un banale escamotage, inventato ad arte per chiudere una vicenda diventata troppo penosa per tutti, specialmente per l’alta nobiltà francese.  Sicché, alcuni anni dopo il suicidio, sui giornali dell’epoca iniziarono a fiorite articolate leggende sulla “vera” sorte di Teobaldo, quali: silenziosa fuga in Inghilterra; monaco in un remoto convento della campagna francese, “riapparizione” in sud America … e altre, ma tutte prive di attendibili riscontri.

​

   Quanto a Henriette Deluzy è certo che, dopo un breve processo, non essendo stato provato alcun suo coinvolgimento nell’assassinio, venne messa in libertà. Il suo nome, sciaguratamente famoso in tutta la Francia, le impose di emigrare; raggiunse prima l’Inghilterra, poi gli Stati Uniti, dove si stabilì definitivamente a New York; in quella lontana città si rifece una vita dignitosa sposando un prete protestante. Morì nel 1875.

 

Le comunità italiane e statunitensi nella Parigi della seconda metà dell'Ottocento.

​

[1] Notre Dame, op cit. pag. 207, capitolo V

[2] Ivi, pag. 237, cap. V

[3] Assassinat de madame la duchesse de Choiseul-Praslin; op. cit.; deuxième partie, pag. 124

daily_download_20160204_128
00:00 / 04:01
bottom of page