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Virginia (Gina) Baumann, il fascino di una modella.
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   Virginia Baumann, detta Gina in famiglia, era nata a Milano nel 1846, morta a Verano in villa Massarani nel 1892; era figlia di Romano Baumann e di Scolastica Pevazzotti; famiglia di umili origini, di cui nulla è stato tramandato. I dati ufficiali che conosciamo provengono dal registro parrocchiale di Verano Brianza e dalle lettere che costantemente si scrissero Gina e Tullo Massarani, raccolte nei due volumi del Barbiera, più volte citato.

    Purtroppo scarne sono le informazioni desumibili dalle poche lettere che Massarani non bruciò nel camino della sua casa milanese, “in una sera indimenticabile [1] ”, come dice il Barbiera testimone dell’evento. Tuttavia le lettere salvate sono sufficienti a delineare un preciso quadro della relazione tra Gina e Tullo.

Nella stessa serata furono bruciate anche le lettere d’amore di Carlo Tenca, patriota milanese, e Adelia Arrivabene, perché giudicate troppo intime; lettere che Massarani aveva ricevuto, brevi manu, dallo stesso Tenca prima di morire.

   Il fascino e la bellezza della giovane modella, Gina, dovevano essere singolari tanto che il Barbiera la descrive così: [2] “delicata, aristocratica bellezza, di alta slanciata statura. Non pareva nata da umilissima popolana”, … quasi che la bellezza dovesse essere una prerogativa della nobiltà o dell’alta borghesia. Questa breve nota sottolinea il pregiudizio della classe sociale, a cui apparteneva anche il Massarani, e contribuisce a chiarire il perché lui non si sia mai sposato. Il fascino di Gina attrasse anche Tranquillo Cremona che “dipinse di Lei un mirabile ritratto che il Massarani, morente, lasciò alla regia Accademia di San Luca [3]”.

   Forse, è per questa donna che Massarani lascia la Camera all’inizio del 1867 per uno pseudo “problema di salute”. Abbiamo già ricordato che in quell’anno la giovane aveva 21 anni, mentre Massarani ben 41 (e Luigi Zari, suo futuro sposo, ne aveva solo 14 anni).

   Nel 1873 Massarani scrive all’amico Francesco Dell’Ongaro e lo saluta così: «… A nome di tutti …  ed anche della mia buon vecchia zia e dell’”alba sorgente” che ti salutano dal loro campagnolo ritiro, e della “principessa bizantina” del mio quadro, ti mando insieme co’ i miei più cordiali e lieti auguri [4]». L’alba sorgente e la Principessa bizantina, sono due affettuosi nomignoli che Dall’Ongaro utilizzava per identificare Gina, ritratta dal Massarani in due quadri. Nella stessa lettera Gina è chiamata “signorina”, quindi non era ancora sposata, ma amava Massarani.

    Nel carteggio non si trovano altre notizie specifiche sulla relazione Massarani-Gina, se non in una lettera del 1875 che riporta una generica attenzione di lui alla cagionevole salute di Lei, che è in campagna (a Verano) per un periodo di riposo.

   Massarani riprende la sua attività sociale e politica da Senatore, nel 1877; e nello stesso anno è nominato Presidente del Consiglio Provinciale milanese. L’anno dopo scrive una lettera ad un amico nella quale si dice che il ministro Zanardelli gli affidò: “una delicata missione all’estero, la presidenza del IX Gruppo dell’Esposizione Universale, e della Giuria mondiale delle Belle Arti, lasciata dal governo francese alla libera designazione del governo italiano”.

È lecito pensare che, a questa data, il momento d’oro dell’amore tra i due sia terminato. Ma lui non abbandona la “cara Gina”; coerentemente con il suo spirito “altruistico”, cerca per lei e trova, prima di partire per Roma, una sistemazione, degna del suo “rango” sociale. Tra le persone che gravitano intorno a Massarani, c’è il fattore della sua villa veranese, Pietro Zari, un “distinto agente di campagna, membro per molti anni dell’amministrazione veranese” come è scritto sulla stele che lo ricorda al cimitero. Pietro ha un giovane figlio, confidenzialmente chiamato da Massarani “Luigino [5]”, che servirà allo scopo quando avrà raggiunto la maggior età, quindi dopo il 1876.  Infatti La legge del regno italiano, promulgata nel marzo 1865, fissa il termine della maggior età, in 21 anni, e non più in 25, come era nel regno di Sardegna. Segnaliamo che nel 1877 Luigi Zari ha 24 anni, cioè da due anni ha raggiunto l’età sponsale, mentre Gina Baumann ha 31 anni. Quindi non ci sono ostacoli per il loro matrimonio, che viene certamente celebrato (come risulta dal carteggio del Barbiera). Purtroppo non siamo riusciti trovare alcun dato sul matrimonio, né dove vivessero i due sposi.

   Riepilogando la vicenda, nel 1873 Gina è signorina, mentre nel gennaio del 1878 è certamente sposata. Infatti nella lettera del 17 gennaio del 1878 che Massarani scrive a Gina, da Roma, si dice [6] «voglio raccomandami ancora una volta a te perché non t’affligga oltre misura. C’è un lato buono, che tu stessa riconosci, anche nella situazione che hai preferita e ce n’erano di tristi anche in quella da cui hai voluto uscire». Nelle note del Barbiera si spiega che “la situazione che hai preferita” è il matrimonio con Luigino (Luigi Zari), mentre quella da cui Gina ha voluta uscire è quella di “amante del Massarani”.

Sempre nella lettera citata, c’è un ulteriore frase interessante «Ti raccomando di darti pace … Forse ora che le cose camminano tollerabilmente…ecc.». Questo evidenzia che tra gli sposi sono già sorti importanti screzi, “dissapori maritali”, come li chiama il Barbiera. Queste incomprensioni porteranno Gina e Luigi alla separazione, solo pochi anni dopo il matrimonio. Di questo importante fatto non vi è alcun cenno nella corrispondenza che abbiamo letto.

   Dopo il 1878, il carteggio tra Gina e Massarani registra una sola lettera del 1879, che si chiude con un semplice “Tuo: T.M.”, quasi che il nostro non desiderasse aggiungere zizzania al naufragante matrimonio. Poi non si hanno più lettere fino al 1886, quando Massarani annota il peggioramento della salute di Gina. Infine nell’ultima lettera del 16 luglio 1891; Massarani scrive a Palermo, ad Andrea Lo Forte Rondi: «Fui richiamato da telegrammi allarmanti intorno a una salute che mi è cara e che da due anni vedo con dolore intenso deperire, si può dire di ora in ora senza rimedio …»

   La traballante “salute” è quella della sua cara “Gina” che, da tempo separata da Luigi Zari, viveva, sola, gli ultimi mesi della sua vita, nella villa veranese. Pochi mesi dopo il 12 marzo 1892, Gina moriva di paralisi cardiaca.

   Il registro dei morti della parrocchia di Verano riporta: “Baumann Virginia, anni 46, cattolica, agiata, moglie a Zari Luigi, patria Milano, morte 12 marzo  1892, genitori Romano e Pevazzotti Scolastica, paralisi cardiaca, morta in villa Massarani” [7]

Segnaliamo con un certo stupore che la raccolta delle lettere di Massarani, curate dal Barbiera, non riporta questo funesto evento, e mai più è ricordata “l’amata” Gina.

   Finiva così la vita terrena, per molti versi triste, di Gina Baumann che certamente amò intensamente e per tutta la vita Tullo Massarani, ma che quest’ultimo non poté, o non volle mai sposare in quanto “persona umile e oscura”, in conformità alle convenzioni del tempo.

   Tullo Massarani sopravvisse alla sua cara Gina per 14 anni. “Nella sera del gennaio del 1898, uscendo da un ristorante presso l’Arco Sempione. ove pranzava sempre solo,… cadde a terra per tocco apoplettico [8]”. A questo primo, seguirono altri attacchi che lo paralizzarono sempre più. La sua atonia peggiorò costantemente, lui stesso scrive “C’est le commencement de la fin [9]” . Nell’agosto del 1902 si dovette dimettere dalla Presidenza del Consiglio Provinciale per uno screzio con gli altri consiglieri che non avevano approvato la sua proposta di contribuire alla ricostruzione del campanile di San Marco di Venezia, crollato il 14 luglio 1902.

In una interessante lettera del 9 gennaio del 1903, Massarani scrive al professore Natali di Foggia: «la legge civile […] non può costringere il più aleatorio dei contratti, il matrimonio […]». Nel maggio del 1903, si dimette dalla carica di Presidente del Consiglio Provinciale di Milano. Ancora nell’estate dello stesso anno, invita gli amici nella sua villa di Verano per l’ultimo scorcio di settembre, tra gli altri: Antonio Fogazzaro, Giovanni Visconti Venosta con Donna Laura, alla quale era particolarmente affezionato.

   Massarani morì il 3 agosto 1905 alle 13.15, nella sua casa di Milano di via Nerino 4 confortato dalla presenza dell’amico Barbiera; poi fu trasportato Verano nel 1905; le sue ceneri riposano nella grande villa, insieme a quelle dei genitori.[10]

A suo onore dobbiamo registrare il commento del solito Barbiera che evidenzia: “In quel cimitero, il Massarani, le eresse (a Gina e a Oscar Gori) un artistico monumento”, di cui parleremo diffusamente nel seguito.

   Questa attenzione alla donna amata è un tratto gentile di Massarani, per questo fa ancora più specie che nel suo carteggio non ci sia mai alcun accenno al piccolo Oscar Gori…, eppure è Massarani, che ha commissionato il bel monumento dedicato all’amata Gina Baumann Zari … nel quale un posto di assoluto rilievo è dedicato al “diletto nipotino Oscar Gori”; anche il suo bassorilievo porta la firma di Enrico Braga.

   Al temine di questa vicenda si impone una domanda, chi fu Tullo Massarani? il brillante uomo dell’alta società borghese milanese? il patriota e politico autorevole? l’artista, il mecenate che devolveva il suo grande patrimonio alla nobile causa del riscatto civile e morale dei poveri? il liberale che s’impegnava a fondo per l’emancipazione della donna?

Massarani fu tutto questo… ma fu anche colui che con cinica signorilità “costrinse” Gina a sposare il figlio del suo fattore: fu per sgravarsi la coscienza, oppure per salvaguardare l’onorabilità di Gina? e infine, dimenticò totalmente il piccolo Gori.

   Di fatto, Massarani fu un uomo complesso e contraddittorio, che non ebbe la possibilità o il coraggio di superare le convenzioni sociali che la società ottocentesca imponeva e che gli impedirono di sposare la donna amata, anche perché … “di classe sociale” a lui inferiore.

 

Luigi Zari, un riconoscente ed onorevole accordo.

 

[1] Barbiera; proemio del compilatore, pagine XVI “Massarani viveva in via Nerino 4 a Milano, nell’ultimo trentennio della sua vita, solo, sempre solo …. sentì il dovere di distruggere altre lettere fino allora gelosamente conservate, lettere di un'altra povere donna, di una amica propria, bella, artistica figura, teneramente ed affettuosamente amata della quale questo volume serba qualche ricordo. (ndr: la donna era Gina)

[2] Barbiera, lettera del 1875, a Gina B. Verano Brianza; pagina 211-121; note dell’autore

[3] Barbiera, ibidem

[4] Barbiera, lettera 1873, Napoli, volume II, pagina 174,

[5] Barbiera; lettera del 1878, a Virginia B. Milano vol. II. pagina 307, 325

[6] Barbiera; lettera del 1878, a Virginia B. Milano vol II. pagina 307

[7] Registro parrocchiale dei morti di Verano, tavola 84, 1878-1895

[8] Barbiera, idem. Lettera del 1899 a Felice Uda” vol II pag. 383-384

[9] Ibidem, lettera del 13 agosto 1902 a Raffaello Barbiera, vol II pag. 458

[10] La bella tomba dei Massarani è stata costruita nel parco della villa, in una posizione splendida dalla quale si abbraccia una larga parte del bel panorama brianzolo. Oggi, 2018, la tomba è estremamente ammalorata e minaccia di crollare.

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