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Don Tiberio proprietario terriero a Verano Brianza.

 

Don Tiberio aveva vaste proprietà terriere in Verano ed anche più case, tra cui una definita nella mappa del comune di Verano “casa di villeggiatura”, confinante con un “giardino di prima classe”, avente una rendita catastale di 197 lire austriache. Una seconda “casa di villeggiatura” è censita con una rendita catastale di 207 lire austriache. Non siamo riusciti a trovare conferma documentale su quale fosse la dimora di Crivelli quando, per svago o per necessità, doveva fermarsi la notte a Verano per svolgere le sue funzioni di Consigliere Comunale. Alcune voci, raccolte in paese, dicono che la sua casa era in Via Umberto I, in una grande corte di fronte all’attuale “Centro Anziani”. La corte è insignificante, ma, entrando, sul suo lato sinistro vi è un’alta cancellata in ferro battuto che la separa da una casa, affacciata su un ampio giardino, impreziosita da alcune colonne in granito che la nobilitano. Una seconda voce afferma che il Marchese viveva nella casa d’angolo tra la via Preda e via Umberto I

   Crivelli è stato membro del consiglio Comunale veranese a partire dal 1844, anno nel quale viene nominato 1° Deputato (il titolo ufficiale era di “Primo Estimato”) dell’Amministrazione austriaca per il triennio 1845/46/47; allora il bilancio comunale era di 9600 lire e Verano faceva parte del 7° distretto di Carate, provincia di Milano. Nel verbale della seduta consiliare del 1845 è per la prima volta registrata la presenza di Pietro Zari (padre del cav. Luigi Zari) che viene nominato 2° deputato. Come è ovvio, tutti i maggiorenti del piccolo paese di Verano si conoscono direttamente e partecipano, spesso su sponde opposte: pro o contro l’Austria, alle vicende politiche del tempo.

   Don Tiberio Crivelli, vede rinnovata la sua carica in Consiglio per il triennio 47-49 ed è nominato 1° Deputato nel 1847. Nello stesso anno entra in consiglio comunale Il marchese Trotti Bentivoglio, (nominato 2°deputato), che, qualche anno dopo, venderà la sua casa veranese a Giacobbe Massarani padre di Tullo. Trotti Bentivoglio è, alle volte, sostituito in consiglio comunale da Pietro Zari.

   Nel turbolento anno del 1848 succede di tutto: si apre con le cinque giornate di Milano, prosegue con la cacciata degli austriaci e quindi dopo le sconfitte dei piemontesi, si conclude l’anno con il ritorno di Radetzky in città. Eppure nelle cronache comunali della “tranquilla” cittadina veranese sembra che non sia successo nulla. Non si parla mai degli avvenimenti milanesi, che certamente dovevano aver sconvolta la monotona vita della vasta area milanese. Strano Consiglio Comunale quello veranese nel quale sedevano sia Crivelli filo austriaco, sia Massarani indipendentista della prima ora. Interessante notare che il Consiglio Comunale, a partire dal 1853, registra i suoi verbali su carte intestate “Regno Lombardo Veneto”[1]. Anche in questo caso sorprende l’assenza di commenti, osservazioni o semplici note… è come se i drammatici avvenimenti che hanno cambiato il destino d’Italia siano estranei al sentimento degli amministratori pubblici e dei maggiorenti veranesi.  Quanto alle persone umili… non può essere un caso che, come riportano le cronache del tempo, il maresciallo Radetzky “amato dal ceto più umile” poté tranquillamente vivere nella sua casa di Milano, con la sua amante ufficiale la milanese Giuditta Meregalli (lavandaia), fino alla morte avvenuta nel gennaio del 1858 all’età di 92 anni. Forse, non è un caso che persino dopo la prima guerra mondiale circolava tra i contadini brianzoli la seguente sprezzante battuta… ‘talian cun la cua...”, come se gli “italiani” fossero una nazione avversa.

   Nel 1861, forse per un soprassalto di patriottismo, o più prosaicamente per un obbligo di legge, il Consiglio dispone di 30 lire per i “feriti e gli estinti delle guerre di liberazione nazionale dell’Italia meridionale”, mentre per la guerra di Garibaldi e il movimento della Sicilia si stanziano 80 Lire. Anche in questi casi, i registri del Consiglio Comunale non riporta commenti.

   Il marchese Crivelli, che dal 1845 è sempre stato membro del Consiglio di Verano (nelle sue rare assenze è sostituito da un certo signor Sironi) viene rieletto anche nell’anno 1855, all’età di 55 anni. Nello stesso anno il Consiglio registra, per la prima volta, la presenza di Giacobbe Massarani e di suo figlio Tullo, segno evidente che questa famiglia ebrea aveva acquistato dai Trotti Bentivoglio la bella villa veranese. Crivelli resterà ininterrottamente membro del Consiglio veranese, salvo forse una breve parentesi nel 1848, fino all’anno della sua morte, avvenuta a Milano nel 1882.

   È singolare che, così come tacitamente a suo tempo si sia preso atto della cacciata degli austriaci, il Consiglio Comunale veranese prenda atto, quasi distrattamente, della morte del marchese nel corso della seduta del 28 maggio 1882. Banale e curiosa è la burocratica formula con la quale il Consiglio registra la sua morte: “considerato che Tiberio Crivelli eletto nel 1878, si rese defunto nel corrente anno 1882”.

Null’altro, solo “si rese defunto” (quasi che la morte sia … una scelta personale). Nessuno dei presenti ha avuto il buon gusto di dire due parole di commiato, di saluto … nulla… eppure molti lo conoscevano da almeno trent’anni, alcuni appartenevano alla sua classe sociale e avevano con lui trascorso (e forse condiviso) i lunghi e turbolenti anni della nascita dell’Italia e dello stentato avvio della giovane nazione … ma l’irriconoscenza umana non ha limiti.

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Don Tiberio benefattore.

 

[1] Il 7 aprile 1815, con sovrana patente, di Francesco I d’Austria (1768-1835) la Lombardia e il Veneto furono unite a formare un regno che fu denominato Lombardo-Veneto.

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