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Don Tiberio benefattore.

 

   In fondo, oltre alla mozione degli affetti, numerose erano le ragioni che avrebbero potuto indurre a una commemorazione ufficiale del Marchese. Infatti al di là dei meriti storici della famiglia, egli si era comportato con prodigalità verso Verano e la sua Parrocchia. Citiamo ad esempio il “Legato Abbazia Crivelli[1]  nel quale è scritto (in latino nell’originale): “… viste le preghiere dell’illustrissimo Marchese Tiberio Crivelli riguardo all’accordo proposto affinché dei beni provenienti dal patrimonio dell’Abbazia di Santa Maria della Pace, fondata dal pontefice Urbano III (ndr: era un Crivelli) in parte per l’ampliamento della chiesa di Verano (lire 14.000) in parte per sante messe presso l’Oratorio di Bernate Casate…”

Segue un documento della Curia di Milano del 30 ottobre 1874, scritto in italiano, che dice: “Per l’adempimento di questo legato (del Crivelli) furono levate lire italiane 1000 dalla somma depositata per il prolungamento di questa chiesa parrocchiale in Verano. Depositata al Monte di Pietà in Milano nell’interesse del 4%.” Le somme in seguito furono investite “in cartelle del Credito Italiano e depositate presso la Curia il 18 luglio 1883”.

È ben vero che la chiesa veranese non fu mai ampliata coi soldi del legato, ma il notevole beneficio, certamente utilizzato, fu deciso e scritto proprio per volontà del marchese.

Un secondo legato era in capo al Marchese Crivelli proveniente, come è riportato sul registro dei legati parrocchiali, dal “Nobile Tiberio Giussani, con suo testamento 8 settembre 1580, rogato … (illeggibile)… disponeva di un ufficio da morto da celebrarsi in perpetuo con l’intervento di 12 sacerdoti e l’applicazione di 12 messe. Tale legato era adempiuto dagli eredi del marchese Tiberio Crivelli al quale era pervenuta l’eredità dell’istitutore del legato. A tale uopo era legata l’elemosina di lire 23”. Nel 1830 gli eredi del marchese si affrancarono da tale onere cedendo alla chiesa parrocchiale un pezzo di terra nell’interno di Verano, allo scopo di edificare la casa del cappellano lasciando alla fabbriceria l’obbligo del legato.

   Il marchese Tiberio morì a Milano, celibe e senza eredi, il suo patrimonio venne lasciato al “Clero di S. Ambrogio”. La sua salma venne tumulata, pochi mesi dopo, nel piccolo cimitero di Verano e lì riposò in pace sino al 2016, quando “improvvide mani”, distrussero sia la memoria che i resti mortali del marchese, deposti infine nella fossa comune del camposanto.

Con questo atto esce definitivamente dalla storia il ramo veranese dell’illustre famiglia Crivelli.

 

“Cun la tera del marches in diventà sciuri i veranes”.

 

   Registriamo una notiziola (anno 2017) ricordata a memoria da un abitante di Verano (sig. Redaelli, oggi di anni 90) che riferisce quanto raccontava suo padre. Il marchese intorno agli anni trenta del Novecento avrebbe lasciato in riscatto ai contadini che coltivavano la terra, tutte le sue proprietà nella zona verso Carate, adiacente il parco del conte Negri. Dopo la seconda guerra mondiale, e quindi con la conseguente forte svalutazione del periodo, molti contadini veranesi riuscirono con poche lire a riscattare le terre, e a costruire la loro casetta… “Cun la tera del marches in diventà sciuri i veranes”. Racconta il Radaelli, “e anca mè pa’. Infatti questa casa è stata costruita da mio padre sulle terre del Marchese. Peccato che oggi la sua tomba è stata distrutta”.

   Peccato …sospira il sig. Redaelli. Evidentemente, nonostante che il marchese sia morto nel lontanissimo 1882, il suo ricordo e quello della famiglia Crivelli, sovrani in queste terre per secoli, è tenacemente sopravvissuto tra i “suoi contadini” per più di 170 anni. Questi ultimi, pur avendo acquistato, come sappiamo, le terre dal Clero di S. Ambrogio, inconsciamente fanno ancora riferimento alla famiglia di Tiberio Crivelli; quindi non stupisce affatto sentir raccontare che i veranesi hanno costruito la loro “fortuna” sulle terre del marchese

 

 

[1] vedi registri dei legati n°1 e 2 della parrocchia veranese, Abbazia Crivelli posizione 959” in origine di una mappa ebdomadaria fondato il 18 luglio 1883 capitale 1300, depositate al 3,5%, rendita annua lire 45,50

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