Famiglia Gropallo.
Conquista del Sabotino.
Vetta del Sabotino, monumento ai Lupi di Toscana, 1938
Cartina dell'Esercito, VI batt. Isonzo
La conquista del Sabotino
-premessa:
Il modesto monte Sabotino era chiamato nella Prima Guerra Mondiale “la soglia di Gorizia” in quanto sbarrava la via per Lubiana – Vienna. Secondo Cadorna passava da lì la possibilità di scardinare tutto l’assetto difensivo austriaco e quindi aprire la via per l’agognata Trieste. Ma per fare ciò occorreva superare le due barriere naturali del Sabotino, alto circa 600 metri e del san Michele, alto circa 275 metri; alture che erano state splendidamente fortificate dagli austriaci tanto da diventare due fortezze “quasi” inespugnabili. Tutta la linea di difesa austriaca era stata da lungo tempo ben preparata; non è un caso che per ben due anni Cadorna avesse cercato inutilmente di rompere le difese austriache con ben 12 grandi, sanguinosissime battaglie (battaglie dell’Isonzo); tutte si conclusero per noi con un nulla di fatto da punto di vista bellico, ma con una spaventosa distruzione di uomini e mezzi, preludio al nostro collasso di Caporetto. Cadorna testardamente e ciecamente continuò con assurdi attacchi frontali di massa; ogni battaglia si spegneva per disfacimento delle forze attaccanti e diminuiva pesantemente, anzi sfasciava, il morale delle truppe considerate dai comandi mera carne da cannone. Queste le cifre dell’immane carneficina (Caporetto esclusa) consumatasi in poco più di due anni, dal giugno 1915 all’agosto del 1917, sul ristretto fronte dell’Isonzo:
italiani: perdite complessive di circa 630 mila uomini
austriaci: perdite complessive di circa 500 mila uomini
Obiettivo Gorizia
L’obiettivo strategico della conquista del Sabotino era quello di liberare la via per Gorizia e quindi, Lubiana e Trieste. La prima città venne provvisoriamente liberata nel corso della sesta battaglia dell’Isonzo combattuta dal 4 al 17 agosto 1916. Durante le precedenti nefaste cinque battaglie la conduzione degli attacchi era stata monotonamente identica, sia nello svolgimento che nella conclusione della lotta: lunga preparazione d’artiglieria (che non riusciva a rompere le barriere di filo spinato), fine dei bombardamenti; balzo dei fanti fuori dalle trincee, ondate successive delle fanterie italiane, massacro degli attaccanti falcidiati dalle mitragliatrici austriache, ritirata dei sopravvissuti sulle posizioni precedenti. Stragi inutili, ma testardamente ripetute nella speranza di un collasso austriaco.
Le pendici del Sabotino erano state sapientemente trasformate dagli austriaci in una formidabile fortezza con cannoni, mitragliatrici, trincee, camminamenti e ampi ricoveri ben protetti. L’arciduca Eugenio d’Austria, comandante del settore, definì il Sabotino nel maggio 1916, unangreifhar, cioè inattaccabile. Tragicamente per noi questo fatto fu confermato dalle cinque inutili “spallate” che non spostarono affatto le linee di difesa austroungariche. Finalmente, dopo l’ultima battaglia, il generale Luca Montuori che aveva assunto nel novembre 1915 il comando della IV divisione, a cui apparteneva anche il generale Venturi, comprese che il Sabotino non poteva essere conquistato se non con tattiche non convenzionali. Sottopose quindi la sua idea di come condurre l’attacco al comandante del II Corpo d’Armata generale Garioni che l’approvò. A causa dei numerosi avvicendamenti tra armate, dal 22 maggio del 1916 il settore del Sabotino rimase sotto il controllo della sola 45 divisione al comando del generale Venturi, che dipendeva dal VI Corpo d’Armata del generale Capello. Quest’ultimo aveva alle sue dipendenze Pietro Badoglio in qualità di capo di stato maggiore. Badoglio ebbe l’incarico di predisporre numerose trincee scavate parallelamente e sempre più vicine a quelle austriache che avrebbero consentito un attacco a sorpresa sul Sabotino. Per questo motivo passò provvisoriamente in forza alla divisione del generale Venturi.
La sesta battaglia dell’Isonzo, combattuta dal 4 al 17 agosto 1916, soprattutto nel settore del VI corpo d’armata fu preparata scrupolosamente. Ricordiamo che il generale Venturi aveva già sperimentato con successo la tattica della sorpresa sul Passo della Sentinella. La battaglia iniziò la mattina del 6 agosto del 1916. L’obiettivo della 45ª divisione Venturi era fondamentale: occupare il Sabotino sfondando il fronte nemico in più punti e poi proseguire conquistando la riva sinistra dell’Isonzo. Faceva parte di questa divisione la Brigata Toscana, composta da bergamaschi e bresciani, che per il suo valore era stata chiamata “Lupi di Toscana”. Il generale Venturi aveva diviso le sue forze in due colonne d’attacco, una delle quali comandata da Badoglio, più una tenuta di riserva. La strategia d’attacco prevedeva che la colonna di Badoglio dopo aver conquistato la vetta del Sabotino si sarebbe dovuta spingere in avanti fino ad attraversare l’Isonzo occupando le teste di ponte e difendendole in attesa di rinforzi e nel contempo bloccare eventuali rincalzi imperiali. L’attacco ebbe pieno successo, già il giorno 6 verso le 16.40 in soli quaranta minuti di lotta i Lupi di Toscana avevano conquistato con poche perdite la vetta del Sabotino. che era parsa fino ad allora imprendibile. Indubbiamente la 45ª divisione del generale Venturi fu la protagonista della battaglia del Sabotino e della conquista della riva sinistra dell’Isonzo. Lunghe colonne di prigionieri austroungarici furono avviate nelle retrovie italiane.
Finito l’attacco alla vetta del monte, Badoglio si fermò e, contravvenendo agli ordini di proseguire l’azione in profondità, se ne andò sostenendo che la sua missione era finita. Il generale Venturi lo voleva deferire alla corte marziale (per la grave insubordinazione), ma quella sera stessa il generale Cappello, che aveva in grande stima Badoglio, lo propose per una promozione: a soli 45 anni Badoglio diventa così maggiore generale e comandante della XXVII Corpo d’Armata. Di fatto la straordinaria conquista del Sabotino diventerà opera di un solo uomo: Badoglio, disconoscendo totalmente l’opera del generale Venturi, vero artefice di quella vittoria. Inizia così la strepitosa e “misteriosa “carriera di Badoglio il quale è stato uno straordinario stratega “pro domo sua”. Infatti uscirà vincitore e sempre promosso al grado superiore persino dopo ogni disastro a cominciare da Caporetto dove ebbe una precisa responsabilità per la disfatta del fronte… e ne uscì promosso . Anni dopo nel 1928 Vittorio Emanuele III lo nominerà con motu proprio “Marchese del Sabotino”.
La vittoria tattica sul Sabotino non si tramutò in una nostra vittoria strategica in quanto l’attacco italiano si fermò per consolidare la vittoria, dopo aver conquistato Vittorio Veneto, mentre gli austriaci ripiegarono ordinatamente oltre l’Isonzo su di una linea ben munita già previdentemente preparata. L’alto comando italiano ignorava perfino l’esistenza di questa seconda linea austriaca per difetto di intelligence; in breve tempo tutto il fronte tornò alla logorante guerra di posizione
La sesta battaglia dell'Isonzo nonostante le drammatiche perdite (51000 italiani e 40000 austriaci) ebbe conseguenze importanti per lo svolgimento della guerra sul fronte dell'Isonzo e in generale per tutta l’Italia; la conquista di Gorizia, la prima grande città conquistata dalle nostre truppe, ebbe grande eco e suscitò un orgoglio enorme in quanto era da sempre uno degli obbiettivi più ambiti non solo degli irredentisti.
https://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/grandeguerra.pdf
https://www.difesaonline.it/evidenza/recensioni/silvio-bertoldo-badoglio