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Le comunità italiane e statunitensi nella Parigi della seconda metà dell’Ottocento.

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   Per spiegare l’intreccio delle vicende umane di quanti sono sepolti nella tomba di Inverigo, “D’Adda Salvaterra”, occorre fare un brevissimo cenno alla vita delle comunità straniere che risiedono nella capitale francese.

   Verso la metà dell’Ottocento, Parigi, con ben un milione di abitanti, era di gran lunga la più importante città europea. Cosmopolita, sede di ogni tendenza artistica, culturale e politica, la capitale francese aveva vissuto nei pochi anni seguiti alla caduta di Napoleone Bonaparte, drammatici sconvolgimenti del suo assetto politico, istituzionale.

    Nel 1848, a pochi anni dagli eventi che avevano portato al governo il debole re Luigi Filippo[1], Parigi vede crescere un secondo movimento insurrezionale. Inizialmente il popolo parigino proclama la repubblica[2], ma in breve tempo l’insurrezione viene schiacciata e tutto si risolse a favore di Carlo Luigi Napoleone Bonaparte che, da presidente plebiscitariamente eletto da milioni di francesi, diventa imperatore, a partire dal 1852, con il nome di Napoleone III.

   È in questo turbolento e vivo clima politico che a Parigi agiscono le due comunità internazionali di nostro interesse: quella italiana e quella americana (Stati Uniti).

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Comunità statunitense.

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Comunità italiana.

 

[1] Lo scandalo Choiseul-Praslin, diventato simbolo della corruzione nobiliare, innescò gravi disordini in Parigi, e fu una delle cause, non certo la maggiore, che concorsero a minare la fiducia nella monarchia di Luigi Filippo

[2] “La Comune” sarà definita da Marx la prima grande lotta di classe tra proletari e gli altri.

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