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Cherubini, un'infanzia da dimenticare.

   Una miniera di informazioni sulla vita e le opere di Francesco Cherubini è il libro Della vita e degli scritti di Francesco Cherubini raccolta dal Dottore G.B. Capitani”, Tipografia e Libreria Perrotta e C. Contrada di Santa Redegonda n. 987, Milano, 1852. In questo scritto il racconto autobiografico di Cherubini è alternato con la testimonianza del curatore Capitani.

  Cherubini racconta che nacque nella notte tra i 4 e il 5 marzo del 1789, nessuno prese nota dell’ora. Suo padre si chiamava Giuseppe, “povero compositore di stamperia”, sua madre era Maria Repossi. Nacque a Milano in contrada delle Asole, o più modernamente degli Asini (vicino al Duomo), e fu battezzato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Rosa. Oggi questa chiesa non c’è più: fu soppressa da Napoleone nel 1798 e demolita nel 1829 per ampliare la Biblioteca e la Pinacoteca Ambrosiana.

   Per sette mesi fu affidato a una balia a Castellanza presso Gorla Maggiore, ma fu riportato ai genitori perché non pagavano le spese di baliatico. Impietositi da questa incresciosa situazione, Filippo Buzzi e Marianna Radice provvidero al pagamento della balia e Francesco andò ad abitare con loro. Fino a 15 anni rivide i suoi genitori solo due volte e di sfuggita «e poteva io ben incontrarli per via che non li riconosceva punto». A quattro anni fu mandato a scuola, croce e delizia per Francesco «perché il cardine primo delle scuole di allora consisteva tutto in ceffate, croci in terra a lingua lata, penitenze in ginocchio, nerbate, digiuni in pane ed acqua, strappatine di capelli e d’orecchi, pizzicotti e simili altre gentilezze». Per sei anni frequentò questa scuola i cui metodi ci fanno oggi rabbrividire.

   Arriva il 1799, siamo in pieno subbuglio napoleonico. I francesi penetrano in Lombardia e la famiglia Buzzi si trasferisce a Monza presso parenti. Francesco viene iscritto al primo Ginnasio di S. Alessandro tenuto dai Barnabiti: impara latino e geografia.  Impara, privatamente, anche il francese perché era il periodo degli “alberi della libertà”: «(…) e di alberi sì fatti – testimonia Cherubini – ogni piazzale, ogni crocicchio di via era pieno, e vi ballonzolavano d’attorno uomini, donne e ragazzi con una devozione da non credere. Povera libertà! (…) Raccomandare la libertà a un palo!». Cherubini frequento il Ginnasio dal 1798 al 1801. Egli si distinse nella grammatica e in quello che oggi definiamo scienze umane.

   A quattordici anni Cherubini imprime una svolta alla sua vita abbandonando la casa dei Buzzi, suoi genitori adottivi: «Io sortii di casa co’l solissimo corredo di due camicie e una giubba; e feci tutto da per me».

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