Famiglia Gropallo.
Cherubini, l'uomo.
Francesco Cherubini nacque a Milano il 5 marzo 1789 e morì a Oliva di Lomaniga il 4 giugno 1851.
Oggi chi ricorda più Francesco Cherubini? Per fortuna la sua presenza è segnalata da una lapide, collocata sul muro del cimitero di Missaglia, a imperituro ricordo di una tomba che non c’è più, divelta dalle rigide regole per la riconquista degli spazi cimiteriali. Cherubini amava il suo casolare di campagna sulla collinetta di Oliva di Lomaniga, frazione di Missaglia: vi si rifugiava quando lo stress degli studi e della vita lo sopravanzavano nonostante la sua formidabile fibra di erudito.
E che erudito! A lui si devono il Vocabolario milanese-italiano (Milano 1814); la Collezione delle migliori opere scritte in dialetto milanese (Milano 1816-1817); il Vocabolario italiano e latino (Milano 1822); il Vocabolario mantovano-italiano (Milano 1827); il Vocabolario patronimico italiano, pubblicato postumo da De Capitani (Milano 1860).
Fu anche ottimo traduttore dal tedesco. La traduzione di “Insegnamenti di metodica ovvero precetti intorno al modo di ben insegnare proposti ai maestri delle scuole elementari maggiori e minori” di Joseph Peitl (Milano 1821), maestro di pedagogia nell’I.R. Scuola Normale di Vienna. Questa traduzione contribuì alla nomina di Francesco Cherubini a direttore della I.R. Scuola Normale di Milano dal 1820 al 1848.
Numerosi sono i manuali didattici a uso dei professori e i testi d'avvio alla composizione per gli studenti che il C. compilò sul modello di opere tedesche preventivamente tradotte. Oltre a quella del Peitl già citata, ricordiamo la traduzione dell'Istradamento al comporre ossia precetti intorno al modo di esprimere per iscritto i propri pensieri ed esempi di quelle scritture delle quali è più frequente il bisogno nella civil società, Milano 1826, che ebbe numerose ristampe anche compendiate. Altra traduzione, ma di interesse dialettologico, è il Prospetto nominativo di tutte le lingue note e dei loro dialetti, di F. Adelung, Milano 1824.
Non abbiamo trovato alcun ritratto di Francesco Cherubini. Era probabilmente un uomo schivo, ipotesi avvalorata dl fatto che, quando scriveva sulla Biblioteca Italiana, conservava rigidamente l’anonimato.
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Non abbiamo trovato nessuna immagine di Francesco Cherubini. Probabilmente nessuno lo ha ritratto a causa del suo carattere schivo. L’unica descrizione esauriente del nostro è quella scritta da Giovanni Battista De Capitani (1816-1895), riportata nella prefazione (pagina XXVIII) del “Vocabolario patronimico italiano”, di cui abbiamo riportato una breve sintesi. Giovanni Battista De Capitani d'Arzago ha collaborato con Francesco Cherubini, nella compilazione del "Vocabolario patronimico italiano” edito nel 1860 a Milano dalla Società Tipografica de’ Classici Italiani.
N.B. Lo schizzo a lato è una nostra ripresentazione di Cherubini secondo la descrizione che segue.
Giovan Battista De Capitani così lo descrive:
“Fu il Cherubini di statura altetta, di corpo macilento, di complessione dilicata, convulsiva, nervosissima; aveva sguardo penetrante vibratissimo, fisionomia a tutti simpatica; camminava spenzolone e un tantin barcollante; la sua voce era grata, la parola franca, e le idee prontissime. Provocato a parlare di cose pedagogiche, filologiche o lessicografiche un torrente di erudizione e di giudiziose considerazioni lo trasportava (…). Solo il suo vestire era dal capo alle piante così trasandato che pareva di poco lontano dalla cinica sprezzatura”.