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La personalità del Generale Venturi.

   Non è nostro compito cercare di ridare l’onore al generale Venturi, ma dallo svolgimento delle sue azioni di comandante in guerra ci sembra che la sua figura di strenuo e onesto combattente sia stata ampiamente sottostimata. Per questo riportiamo con pochi commenti i riferimenti al suo status di militare che siamo stati in grado di trovare

   Chi era Venturi? Carattere spigoloso certo, esigente con sé e i suoi uomini, ma soprattutto insofferente circa le modalità di conduzione della guerra che il comando supremo, Cadorna, imponeva a tutti e che prevedeva massicci attacchi frontali al nemico ben trincerato. Questi testardi e ripetuti attacchi drammaticamente si spegnevano per esaurimento di uomini e mezzi. Venturi era contrario all’insensato sperpero di uomini, prediligeva l’attacco a sorpresa fatto dopo ampia e meticolosa preparazione, al fine di vincere la battaglia, ma salvaguardando vite umane. Certamente fu anche un generale del suo tempo, rude, alle volte aspro ed estremamente esigente con i suoi sottoposto tanto da far fucilare durante la conquista del Pecinka alcuni dei suoi soldati… accusati di sedizione, ma profondamente onesto. Nelle sue memorie scritte nel 1925, riconoscerà che il merito della sua più importante vittoria, quella del Sabotino, era da distribuire tra i generali Montuori, suo predecessore al comando divisionale, De Bono e Gagliardi ed anche al colonello Macaluso, mentre disconoscerà (per usare un eufemismo) il contributo dell’allora tenete colonello Badoglio, che momentaneamente era stato posto alle sue dipendenze.

   Venturi era un generale soldato, spesso con i suoi uomini in trincea, di carattere aspro, sovente in contrasto con i suoi superiori. Di lui scrive il padre Barnabita Semeria “...era il Venturi una specie di mistico della guerra, infaticabile affaticatore dei suoi ufficiali. Nessuna ora era troppo presto per la sua veglia nessuna troppo tardi per il riposo… Finì silurato perché anche in Lui il soldato…parve soffocare il generale”

   In realtà, a nostro parere, non era in sintonia, e quindi si era più volte opposto, alle spietate direttive di Cadorna che costantemente dovevano essere applicate nel corso delle sanguinose battagli non solo dell’Isonzo.

Cadorna

1) Ricordiamo in primis che lo stato dei rapporti tra il Capo dello Stato Maggiore, Luigi Cadorna, il re e il governo erano pessimi e quasi inesistenti: “… mancanza di ogni dialogo, cosa insensata… disorganizzazione ” . Inoltre Cadorna il 31 luglio del 1914 in una lettera al governo suggeriva di “…inviare alla Germania tre corpi d’armata… e cinque contro la Francia”. Questa lettera dimostra che Cadorna non sapeva che pochi mesi dopo la Francia sarebbe diventata sua alleata!!

2) Principi tattici di Cadorna: aveva emesso un libricino stampato il 25 febbraio 1915 con il titolo: “attacco frontale e ammaestramento tattico” dove si ribadiva che l’attacco frontale doveva essere condotto “…con la massima risolutezza a qualunque costo…” Ogni aggiramento e attacchi sui fianchi sono manovre “troppo complicate per il rozzo esercito italiano”.  Cadorna considerava gli uomini semplice “carne da cannone” che dovevano servire e sfiancare il nemico. Infatti scrive:

 “Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all'attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice (...) Per attacco lento si procede verso la mitragliatrice mediante camminamenti coperti, in modo da subire meno perdite finché, giunti vicino, si assalta".

3) Coerentemente, con le strategie del tempo, per oltre due anni condusse la guerra applicando una spietata discipline e lanciando ripetute e sanguinosissime offensive frontali che provocarono centinaia di migliaia di morti, logorarono gli uomini e scossero la fiducia e il morale di tutto l’esercito, portandoci alla disfatta di Caporetto.

Chi si opponeva ai suoi diktat veniva dimissionato senza pietà... fino alla vigilia di Caporetto aveva già giubilato 217 generali e 255 colonnelli!”.

A nostro parere il generale Venturi ebbe la sfortuna di incontrare sulla sua strada Badoglio, astutissimo e cinico uomo “pro domo sua”, che scippò al generale Venturi la più brillante vittoria italiana di tutta la guerra. Infatti per questa straodinaria vittoria Venturi non ebbe alcuna promozioni, ma una semplice medaglia d’argento (collegata alla presa del Faiti) e un cavalierato

Infine la sua costante volontà di risparmiare i combattenti utilizzanto tattiche d’assalto in forte contrasto con le direttive di Cadorna lo resero inviso a quest’ultimo che dimissionò il valente generale.

Ricordiamo che Venturi era parigrado di Diaz nel corso della X battaglia dell’Isonzo per la conquista dellla zona Faiti.

Probabilmente furono queste le ragioni che provocarono l’allontanamento di Venturi dalla storica e importante famiglia Cusani-Confalonieri.

Marco Franzoni; l’esercito italiano e la strategia di Cadorna alla vigilia del 24 maggio 1915: un fallimento annunciato  (vedi introduzione;https://www.academia.edu/ 25634898/L'esercito_italiano_e_la_strategia_di_Cadorna_alla_vigilia_del_24_maggio_1915_un_fallimento_annunciato

Idem, pagina 6

   

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