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Il Marchese don Luigi d’Adda Salvaterra.

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   Don Luigi d’Adda Salvaterra sposò a Parigi, Leontina, da loro nasceranno due figli Don Paolo e Francesca. Don Luigi viveva principalmente a Inverigo nel bel palazzo, conosciuto localmente con il nome “la rotonda”, costruito dal celebre architetto conte e marchese don Luigi Cagnola (1762-1833), che aveva sposato donna Francesca d’Adda (1794-1871). La coppia non avendo avuti figli, lascia tutte le sue fortune, compresa la proprietà d’Inverigo, a Luigi d’Adda Salvaterra.

   Don Luigi è di fatto l’ultimo discendente maschio della famiglia d’Adda Salvaterra (come vedremo suo figlio, don Paolo, morirà giovane) e quando nel 1915 muore, a Roma, lascia tutto il suo patrimonio all’unica figlia Francesca, che si era sposata con il marchese Giulio Prinetti, importante politico di fine Ottocento, diventato ministro degli esteri nei governi Zanardelli-Giolitti.

    Don Luigi vive in un momento cruciale per le sorti della nascente Italia; la sua partecipazione alle guerre d’indipendenza sono indicati in un libro di Leopoldo Pullè[1]. Il giovane, ritratto in bella ed elegante uniforme, (vedi foto) combatté nel 48-49, probabilmente a Novara, e nel 59. La sua partecipazione a tutte le guerre risorgimentali lo iscriverebbero tra gli “ardenti rivoluzionari” del tempo. Ma altre notizie non sembrano confermare quel suo entusiasmo irredentista.

Scrive Giovanni Visconti Venosta[2] nel suo interessante e facilmente leggibile libro che si era nel 1858 a Milano, quando i giovani nobili milanesi avevano deciso di boicottare (in modo blando) Massimiliano d’Austria, nuovo governatore austriaco di  Milano. Questi, che aveva nel 1857 sostituito il vecchio Radetzky come viceré del Lombardo Veneto, cercava di entrare in contatto con la nobiltà milanese, invitando le persone più in vista a corte, ma ogni volta riceveva cortesi ma fermi rifiuti.  L’impegno dei nobili era che nessuno dovesse accettare inviti: chi trasgrediva l’ordine sarebbe stato sfidato a duello, cosa decisamente vietata dagli austriaci.

   Luigi d’Adda compariva sempre sui bastioni milanesi con il suo bel cavallo, arabo, dove “correva e caracollava tanto da essere nominato il “Mazeppa” (il cosacco)”. Per farla breve, il d’Adda fu invitato a corte da Massimiliano, l’invito fu accettato senza problemi; inevitabilmente il giovane fu sfidato a duello. Nonostante la fiera opposizione austriaca (con promessa di arresto per tutti) la beffarda sfida si fece, e si concluse senza feriti.

    È sorprendente che Luigi d’Adda non abbia partecipato neppure a quel banale boicottaggio che tutti i nobili “ribelli” mettevano in atto, dimostrando così la “fragilità” del suo senso patriottico, almeno nell’anno 1858, cioè alla vigilia della ripresa della guerra contro l’Austria.

Non ci sono altre notizie di particolare interesse su Luigi d’Adda Salvaterra, citiamo un suo intervento, nel 1878 all’assemblea dei soci del CAI, favorevole alla costruzione sulla vetta del Corno Bianco, massiccio del Rosa, di un sito idoneo a favorire l’ascensione degli scalatori.

 

   A questo punto, descritti i principali personaggi tumulati nel sito d’Adda Salvaterra, cercheremo di rispondere ai quesiti che ci siamo posti all’inizio del racconto, chiarendo nel contempo i rapporti tra i diversi personaggi presenti nel sito.

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Don Paolo Carlo d'Adda Salvaterra sposa Mary Hooper; dopo un anno di matrimonio muore a Saint Raphael; la vedova Mary Hooper, divenuta marchesa d'Adda Salvaterra, si riposa con lo zio Horace de Choiseul-Praslin.

 

[1] Leopoldo Pullè; Patria, Esercito, Re; i volontari, Ulrico Hoepli, Milano, 1908

[2] Giovanni Visconti Venosta; Ricordi di Gioventù; cose vedute o sapute, 1847-1860; tipografia editrice Cogliati, corso di porta romana, 1904; pagina 457

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