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Biografia del Generale Giuseppe Venturi.

   Abbiamo “scoperto” questa interessante tomba, per altro semiabbandonata, grazie ad un anziano signore di Carate che evidentemente conosceva i Confalonieri e desiderava che la loro memoria non andasse perduta. Purtroppo non conosciamo il nome di questo caratese, ma desideriamo ringraziarlo vivamente… forse anche grazie a lui e alla nostra ricerca il suo desiderio verrà esaudito.

   La tomba del generale è nei pressi della seconda “fila di cappelle mortuarie” del cimitero di Carate, lontano dalla grande cappella cimiteriale che custodisce le spoglie della importante famiglia Cusani-Confalonieri. Semplicissima, spoglia, disadorna, addirittura povera, raccoglie le salme di Isabella Cusani Confalonieri (1859-1951) e del marito generale Giuseppe Venturi (1854-1925). La tomba è delimitata da quattro modestissime strisce di marmo poste quasi a filo terra; al centro dello spazio una banale e piccola lastra di marmo copre una piccola parte della nuda terra. Sul marmo sono applicate lettere in bronzo ormai quasi illeggibili in quanto ricoperte per larghi tratti da muschi e licheni anneriti dal tempo. Lo scritto ricorda sinteticamente la fugace gloria che arrise al generale Venturi quando conquistò, nella Prima Guerra Mondiale “il Sabotino e il Fatti” (quest’ultimo nome è scritto male, si riferisce al “Dosso Faiti, ovvero Fajti Hrib, nome sloveno). Nient’altro; la tomba è appena segnalata da una scarna colonna alta meno di un metro, sulla quale vi è incollata una stilizzatissima croce in bronzo. Da tempo la tomba pare priva di cure, infatti le muffe hanno aggredito e ingrigito quasi tutto il marmo. Di Isabella Cusani Confalonieri vi sono solo le date di nascita e morte.

   Non sappiamo e non siamo riusciti a capire, perché i due coniugi non siano stati sepolti nella importante cappella funebre della famiglia Cusani-Confalonieri… forse, ipotizziamo, tutto ciò è dovuto alla non felice conclusione della carriera militare del pur valente generale Venturi…

   Sulla tomba del generale sono richiamate le sue più importanti vittorie durante la Prima Guerra Mondiale: conquista del Sabotino e del Dosso Faiti. In particolare la prima è stata una delle più significative vittorie dell’esercito italiano. Dato che la “storia ufficiale” l’attribuisce al ben più “famoso”  Badoglio e non al Venturi, siamo stati spronati a cercare di ricostruire la biografia e la carriera militare del generale Giuseppe Venturi.

   Giuseppe Venturi nasce a Modena nel 1854, suo fratello Adolfo nato nel 1856 diventerà un importantissimo studioso e accademico di Storia dell’Arte avviando, come professore ordinario di storia medioevale e moderna, un’intera classe di storici professionalizzati.

Giuseppe Inizia la carriera militare nel Genio diventando sottotenente nel 1875, laureato in ingegneria diventa tenente colonnello nel 1902 e successivamente colonnello nel 1906. Nel 1912 assume il comando del 2° reggimento zappatori dove consegue i gradi di maggiore generale. Nel 1912 assume il comando degli uffici del genio di Pavia. L’Italia entra in guerra nel 1915 e Venturi, nel novembre dello stesso anno sostituisce il generale Fabbri nel comando del settore Padola/Visdende in Comelico. Il 1 maggio 1916 assume il comando della quarantacinquesima (45a) divisione con la quale dopo una meticolosa preparazione conquisterà il Sabotino, il 17 agosto 1916, formidabile monte-fortezza tenuta dagli austriaci e poco dopo, 3 novembre, il Dosso Faiti. La vittoria del Sabotino permetterà alle armi italiane di conquistare Vittorio Veneto. Di questa brillante operazione daremo nel seguito ampio resoconto.

   Promosso tenente generale venne insignito nel novembre 1916, per meriti di guerra, della croce di ufficiale dell’ordine militare di Savoia per le diverse azioni condotte con successo: Passo della Sentinella, Sabotino e Pecinka (Dosso Faiti).

Successivamente ebbe un forte contrasto con il suo comandante di corpo d’armata generale Tettoni sulla disposizione difensiva della divisione. Per questo venne trasferito al comando della 14 divisione, inserita nel XIII corpo d’armata comandata dal generale Ciancio.

   Siamo alla vigilia della X battaglia dell’Isonzo avvenuta tra maggio-giugno 1917 e condotta secondo le direttive di Cadorna. In quella sola terribile battaglia, che si concluse con un nulla di fatto dopo una spaventosa carneficina di uomini e mezzi, gli italiani persero circa 160 mila uomini (36 mila morti) mentre gli austro-ungarici circa 125 mila (17 mila morti). Alla strategia di questa disastrosa battaglia il generale Venturi si era opposto , quindi venne dimissionato dal capo di stato maggiore della terza armata, generale Vanzo, con la strana motivazione ufficiale, per: “difetto di equilibrio”

   Pur silurato, gli furono assegnati nel 1919 i comandi della I e della XVII divisione, dal 20 ottobre al 20 novembre, ma poi venne definitivamente esonerato e posto in ausiliaria. Venturi resterà in servizio ancora per alcuni anni al comando delle divisioni territoriali di Ancona a Bologna. Nel 1923 gli venne conferito il grado di generale di divisione.

Poco tempo dopo il generale Giuseppe Venturi morirà a Genova nel 1925 dopo aver dato alle stampe il libro “la conquista del Sabotino”, sua grande vittoria.

(Marco Cimmino; La conquista del Sabotino, agosto 1916; pagine 137-139; Libreria Editrice Goriziana; corso Verdi 67, Gorizia; luglio 2013

Paolo Caccia Dominioni, diario di guerra 1915-1918, Mursia, Milano, ed. 1993 pag.160, 262, 292).

Chi era Venturi? Carattere spigoloso certo, esigente con sé e i suoi uomini, ma soprattutto insofferente circa le modalità di conduzione della guerra che il comando supremo, Cadorna, imponeva a tutti e che prevedeva solo massicci attacchi frontali al nemico ben trincerato. Questi testardi e ripetuti attacchi drammaticamente si spegnevano per esaurimento di uomini e mezzi. Venturi era contrario all’insensato sperpero di uomini, prediligeva l’attacco a sorpresa fatto dopo ampia e meticolosa preparazione, al fine di vincere la battaglia, ma salvaguardando vite umane.

   Onesto, nelle sue memorie scritte nel 1925, riconoscerà che il merito della sua più importante vittoria, quella del Sabotino, è da distribuire tra i generali Montuori, suo predecessore al comando divisionale, De Bono e Gagliardi ed anche al colonello Macaluso, mentre disconoscerà (per usare un eufemismo) il contributo dell’allora tenente colonello Badoglio, che momentaneamente era stato posto alle sue dipendenze.

   Venturi fu un generale soldato, di carattere aspro, spesso in contrasto con i suoi superiori. Di lui scrive il padre Barnabita Semeria “...era il Venturi una specie di mistico della guerra, infaticabile affaticatore dei suoi ufficiali. Nessuna ora era troppo presto per la sua veglia nessuna troppo tardi per il riposo… Finì silurato perché anche in Lui il soldato…parve soffocare il generale”.

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   La tomba del generale Venturi è stata restaurata nel 2022 dall'Associazione Nazionale Alpini, sezione di Carate Brianza con una cerimonia ufficiale cui hanno partecipato numerose autorità nazionali. La lapide è stata arricchita con un tributo d'onore che ricorda l'umanità del generale.

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