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    Nel cimitero di Carate è sepolto il primo aviatore caduto in terra di Russia, nel 1941, durante la seconda Guerra Mondiale. Sulla sua lapide è scritto: “Tenente Pilota Mario Longoni, caduto eroicamente sul fronte russo”. Il Tenente era nato a Verano Brianza nel maggio del 1914, quando l’Italia entrava nella Prima Guerra Mondiale.

   Alcuni anni prima nasceva  l’idea di utilizzare l’aereo come strumento tattico e strategico sia per dominare i cieli che per ottenere una decisiva superiorità nel conflitti. Questa idea fu teorizzata per la prima volta, nel 1911, dal generale italiano Giulio Douhet. Nel corso della guerra italo turca (1911) la nostra nascente aviazione realizzò il primo bombardamento aereo della storia. L’idea di Douhet era così innovativa che ebbe non pochi contrasti, soprattutto nello stato maggiore italiano, ma fu ripresa con molto interesse da altre nazioni in particolare dagli inglesi, francesi e americani.

   Nel secondo confitto mondiale l’aviazione ebbe un ruolo fondamentale in tutti i teatri di guerra, sia con aerei da caccia e da ricognizione, che con l’utilizzo di bombardieri tattici e strategici. Purtroppo l’arretratezza del nostro paese si confermò anche in questo settore, infatti noi costruimmo complessivamente circa 10.000 aerei, contro 100.000 tedeschi, 120.000 britannici e ben 280.000 americani. Eppure eravamo stati i primi a portare un flotta di ben 24 idrovolanti fino a New York. Oltre che quantitativamente, i nostri aerei erano sempre molto inferiori come qualità a quelli delle altre aviazioni… tuttavia i nostri audaci piloti  si fecero rispettare su tutti i fronti di guerra.

   Il veranese Mario Longoni Mario, sottotenente, pilotava un Macchi MC 200  ed era parte della 362° squadriglia di caccia del 22 gruppo di stanza, in tempo di pace, a Treviso. Nell’agosto del 1941 dopo una rischiosa azione di guerra stava rientrando alla sua base aerea situata a Kriwoj-rog, Ucraina, fronte russo. L’ufficiale è precipitato quando ormai era nei pressi della pista d’atterraggio, finendo nel fiume Dnepr (www.aeronautica.difesa.it/Sitoam/default.asp?idente=1398&idNot=26219). Pochi giorni prima il suo gruppo da caccia aveva abbattuto ben sei bimotori Tupolev e due Polikarpov I-16 russi, senza subire alcuna perdita.

  La sua prima sepoltura, avvenuta con grandi onori, era stata nel cimitero di Chencea, nei pressi di Bucarest. Solo recentemente, nel 2009,  grazie all’interessamento del generale Umberto  Razza, la sua salma è stata riportata in Italia e tumulata nel cimitero di Carate Brianza, dove abitava lui e la sua famiglia.

   

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Macchi MC 200
Mario Longoni sul Macchi. (Il Giornale)

    Mario Longoni appassionato di volo ottenne il brevetto di pilota, quando era ancora studente universitario. Volontario nella guerra di Libia per l’ardimento dimostrato in quel teatro di guerra ottiene una medaglia d’argento al valore. Una seconda medaglia, di bronzo alla memoria, gli è stata conferita con la seguente motivazione: “ pilota da caccia, già precedentemente distintosi, al rientro da una rischiosa azione di guerra precipitando con il suo apparecchio, immolava la giovane vita in servizio alla Patria.- fronte russo, 28 agosto, 1941, (XIX)” (vedi G.U. 7 maggio 1943, anno XXI, pagina 1625).

   Nel mese di agosto del 1941 l’Italia inviò in Russia complessivamente 85 aerei; tra questi vi erano 51 caccia Macchi MC 200 (detto Saetta) Pochi mesi dopo altri aerei raggiunsero il gruppo di combattimento.

   Il Macchi MC 200 era un buon aereo, dotato di grande maneggevolezza, ma la potenza del suo motore erano decisamente scarsa, poteva raggiungere al massimo 500 km/h a 4500m, così come inadeguato era il suo armamento composta da 2 mitragliatrici da 12,7 mm. Inoltre l’abitacolo era aperto e quindi la cabina non era riscaldata; infine inadeguato, o mancante, era anche  la corazzatura di protezione del pilota.

   Sul sito del Ministero della Difesa si legge: “Costruito in numerosi esemplari il  il Macchi MC.200 si rivelò una macchina dalle caratteristiche alquanto scadenti e dal pilotaggio complesso, talvolta rischioso, a causa di alcuni difetti nella progettazione dell’ala”. Ma la bravura dei nostri piloti seppe, sovente, supplire al deficit di prestazioni.

Verso la fine dell’estate del 1942 l’aeronautica italiana venne rinforzata con 17 Macchi 202 che diedero respiro ai vetusti e provati Macchi MC 200 che tuttavia rimasero in linea.

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Riceviamo da Andrea Longoni, discendente del tenente pilota Mario Longoni, due anelli appartenenti al pilota, conservati dalla famiglia Longoni stessa. Ringraziamo la famiglia e in particolare il signor Andrea per la gradita foto.

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