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Famiglia Paladini.

“La storia della partecipazione al Risorgimento di tre generazioni di una famiglia milanese è emblematica”. Così inizia la presentazione della vicenda umana della straordinaria famiglia Paladini sul libro di Boneschi (1).

   Tutto inizia con Giovanni Paladini che in gioventù era stato ufficiale dell’armata d’Italia al seguito di Napoleone e decorato dall’imperatore nel corso della battaglia di Wagram. Giovanni seguì Napoleone nella disastrosa campagna di Russia senza mai perdere la fiducia nel suo supremo comandante. L’ultrasessantenne colonnello Paladini partecipò alle Cinque Giornate di Milano insieme ai tre figli Cesare, Leone e Francesco i quali furono arrestati il mattino del 18 marzo e imprigionati nel Castello Sforzesco, come molti altri milanesi. Giovanni Paladini ebbe la fortuna di veder realizzata l’unità d’Italia prima di morire, settantottenne, nel 1864.

   C’è un destino comune nella famiglia Paladini, appartenente all’alta borghesia milanese: tutti i tre fratelli, oltre che partecipare attivamente alle vicende storiche del nostro Risorgimento, si occuparono, a diverso titolo e con diverse fortune, dello sviluppo del nascente trasporto ferroviario: Cesare in Italia, Leone in nord Africa, Francesco in Spagna.

   Cesare Paladini fu di intelligenza brillante e di eclettici interessi, aveva conseguito la laurea in giurisprudenza a Pavia e parlava circa 20 lingue. Terminata la prima guerra d’Indipendenza, il governo austriaco lo impiegò prima come addetto a funzioni finanziarie, poi presso la Direzione delle strade ferrate. Successivamente, nel neonato regno d’Italia, fu nominato consigliere delle ferrovie dell’Alta Italia delle quali curò la privatizzazione. Cesare Paladini fu indubbiamente uomo di grandissimo ingegno, impegnato negli studi di matematica, di etnografia, di politica. Terminò la sia carriera come prefetto di Belluno e poi Treviso, dove fu destituito per contrasti gravi con l’allora ministro degli Interni Nicotera. Rimandiamo al capitolo a lui dedicato per approfondimenti. Ricordiamo infine che Carlo Cattaneo fu sempre stimato amico della famiglia di Cesare Paladini.

   Leone Paladini, carattere irrequieto, ironico, sempre spinto dal desiderio di capire le novità che il suo tempo proponeva, ebbe una vita avventurosa caratterizzata da alterne fortune. Tra le sue numerose esperienze citiamo la partecipazione alle epiche giornate della difesa di Roma, come sergente della legione Medici, ove conobbe anche la principessa Cristina di Belgioioso. Due dipinti di Leone Paladini, uno dei quali fu distrutto durante i bombardamenti del 1943, documentavano la battaglia per la difesa di Roma. Caduta la città, si recò In Africa più volte, l’ultima delle quali in qualità di agente della compagnia “Colonie civile du Sahara” di Parigi che avrebbe dovuto costruire la ferrovia transahariana. Malauguratamente la compagnia falli e Leone tornò in Italia. Nella sua vita avventurosa fece di tutto: facchino, direttore di una fabbrica di birra, apprezzato fotografo, commerciante in Spagna con il fratello Francesco…infine scrittore. Molti sono le sue opere, di stampo liberale e ironicamente anticlericale, che descrivono bene lo spirito della borghesia milanese del tempo e soprattutto dei giovani volontari alle guerre d’Indipendenza molto critici verso l’oscurantismo del clero. Si rimanda al capitolo a lui dedicato per approfondimenti.

   Francesco, il terzo dei fratelli Paladini, non è sepolto a Cremella. Pittore e ingegnere fu a Tunisi con il Fratello Leone dove restaurò arazzi-dipinti per conto del Bey. Alcuni anni dopo lasciata la Tunisia, e successivamente l’Algeria, si trasferì in Spagna a Valencia come ingegnere delle ferrovie. Qui si sposò con una spagnola e i suoi discendenti rimasero in contatto epistolare con i figli di Cesare almeno fino a tutta la Prima guerra mondiale.

   Nella guerra del 1866, fu chiamato alle armi anche il quinto figlio di Giovanni, di nome Filippo Paladini, di cui non abbiamo trovato altri dati cronologici, mentre Ettore, figlio di Cesare, si arruolò tra le fila di Garibaldi partecipando così alla guerra in Trentino. Così, ben tre generazioni di Paladini parteciparono alle guerre risorgimentali.

 

 

(1) Boneschi M. - "Una famiglia milanese del Risorgimento: i Paladini", in "Studi in onore di Federico Curato", Franco Angeli, Milano, 1990.

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