Famiglia Gropallo.
Famiglia Clerici-Bournens.
Rag. Comm. Gino Clerici
Maria Bournens Clerici
Antonietta Bournens Seves
Sala Hotel Palace affrescata da Guido Cadorin.
Abitazioni primitive in agro pontino
(da Pontinia)
Pianta di Latina
(da Wikipedia)
Villa Clerici acquistata dal Comune di Cremella nel 2000.
Nel cimitero di Cremella la nostra attenzione è caduta su una grande tomba, abbastanza anonima, vicina a quella di Cesare Paladini, prefetto d’Italia e matematico. In particolare, siamo stati colpiti da due cognomi: uno, Bournens, insolito per la Brianza, e tipico dell’alta Savoia; l’altro, Clerici è un cognome prestigioso che, in un primo momento pensavamo si riferisse alla nota famiglia milanese dei Clerici; ma, interpellato un familiare, ha risposto che nessuno della famiglia Clerici era presente a Cremella.
Approfondendo le nostre ricerche, abbiamo scoperto che nell’odierno Hotel Palace di Roma (un tempo hotel Ambasciatori), vi sono alcune sale decorate dal noto artista veneto Guido Cadorin, specialista in affreschi, che raffigurano, tra gli altri personaggi, Gino Clerici, la bella moglie Maria Bournens–Clerici e la suocera Antonietta Bournens Seves: gli ultimi due nomi sono presenti sulle lapidi della tomba di Cremella.
Chi era Gino Clerici noto finanziere di inizio ‘900? A suo tempo era noto come “audace finanziere”, costruttore degli hotel romani entrambi in Via Veneto: il Grande Hotel Palace, già Ambasciatori, progettato dal famoso architetto Marcello Piacentini ed Emilio Vogt, realizzato tra il 1926 e il 1927; il secondo grande albergo è l’attuale Grand hotel Palace a due passi dal primo.
Gino Clerici nasce nel 1886 da una agiata e colta famiglia dell’alta borghesia milanese; diventa ragioniere e si dedica al mondo degli affari. Lo scrittore Papini scriverà, a ben ragione, che il rag. Luigi (Gino) Clerici è un: “audace industriale milanese”. Sposato con Maria Bournens, trasferisce la famiglia in Umbria nel 1919, dove compera la splendida tenuta di Montelabate.
Solo un anno dopo è a Roma dove riesce a “cucire” rapporti con le più altolocate famiglie nobiliari, in particolare con i Caetani, per conto dei quali si occupa di bonificare la loro immensa tenuta delle paludi pontine e del Circeo, a quel tempo composti da terreni malarici e paludosi, acquistabili a prezzi ridicoli. Sono anni “rampanti” per il ragioniere Clerici che in breve tempo diventa amministratore delegato della “Società Bonifiche Pontine (SBP)”.
I tentativi di bonifica dell’agro romano e pontino risalgono addirittura all’epoca romana, ma ricevono grande impulso a partire dal 1905, anno in cui nasce il primo testo unico per la bonifica. Successivamente il progetto di bonifica integrale del 1929 è ormai in epoca fascista. Sono in gioco ben 204 mila ettari di terreni, circa la metà in possesso di soli 48 poderi, mentre i terreni a vario titolo appartenenti a enti religiosi e simili sono ben 124 mila ettari.
In questo contesto si inserisce la società presieduta dal rag. Commendator Luigi (Gino) Clerici, finanziere cattolico appartenente al Partito Popolare, supportato dal Banco di Roma (finanza cattolica). In una recente ricerca ufficiale[1] è scritto: “ L’attività della Società bonifiche pontine (SBP) rappresentò il tentativo, compiuto da un’impresa capitalistica, di mettere in valore vasti possessi nella regione attraverso interventi di bonifica agraria e igienica, con scopi essenzialmente speculativi. Fra il 1919 e il 1923 la società riuscì ad acquistare a basso prezzo dagli antichi proprietari (Caetani, Ferraioli, Colonna) migliaia di ettari di terreno paludoso e mal coltivato, nei comprensori di Piscinara e della Bonificazione pontina, nell’intento di sfruttare le numerose provvidenze statali previste dalle leggi di bonifica1”
In quel periodo scoppiano gravissimi scandali, tra gli altri quello che vede coinvolta la SBP del comm. Clerici e lo scandalo del Banco di Roma che va sull’orlo di un clamoroso fallimento. Un’ ispezione governativa, approvata da Mussolini, scopre la pessima gestione della società SBP: bilanci fasulli, ammanchi finanziari e un gravissimo tentativo di truffa ai danni dello stato per ben 700 milioni di lire[2]. In estrema sintesi, interviene il governo che salva il Banco di Roma, ma non l’avventuroso finanziere[3]. La Società Bonifiche Pontine venne liquidata, il suo patrimonio, confiscato, venne in possesso dello Stato. Qualche anno più tardi la bonifica venne ripresa e portata a termine con successo dall’Opera Nazionale Combattenti. Sui terreni bonificati vennero fondate: Littoria (oggi Latina) nel 1932; il 5 agosto 1933 Sabaudia, il 19 dicembre 1934 Pontinia, il 25 aprile 1936 Aprilia, 22 aprile 1938 Pomezia”.
Del ragioniere, commendatore, Gino Clerici si sa che, disperso il suo patrimonio, emigrò in Brasile tra il 1930 e il 1931 e morì nel 1939. La famiglia in difficoltà economiche torna a Milano e spesso soggiorna presso la villa Clerici a Cremella, dove risiedeva Antonietta Bournens Seves.
1) Pubblicazioni degli archivi di stato, strumenti CLXXXI, mutui per la bonifica agraria dell’agro romano e pontino (1905-1975) inventario a cura di Nella Eramo; Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Direzione Generale per gli archivi, 2008.
[2] Stefano Fiorucci; Giovanni Preziosi; 1881-1945, L’antisemitismo nei suoi articoli su “la vita Italiana” 1919-1943, Santa Marinella 2005; Stefano Fiorucci 2007
[3] La bonifica e la trasformazione fondiaria dell’agro Pontino, Opera Nazionale Combattenti, Roma, 1936