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Foto 8

COMPLESSO FUNEBRE D’ADDA SALVATERRA.  

 

   Immediatamente alla destra dell’entrata del cimitero si nota una cappella di stile ottocentesco, dipinta di giallo, caratterizzata da due colonne in serizzo (pietra locale simile al granito) che sorreggono un frontone sul quale una scritta quasi illeggibile, dice “BEATI MORTUI QUI IN DOMINE MORIATUR.” (foto 1, cappella di stile ottocentesco)

   A fianco di questa cappella, seminascosta da un gruppo di cipressi da tempo incolti, vi è il complesso dei D’Adda-Salvaterra, delimitato sullo sfondo da un’alta muratura. La parte anteriore è chiusa da una bassa struttura in ferro battuto al cui centro un piccolo cancello permette l’accesso al complesso tombale. Il cancello è retto da due piccoli pilastri in serizzo sui quali è scolpito lo stemma del casato famigliare e il loro motto “con limpidezza” (foto 2, stemma del casato). L’insieme è caratterizzato e nobilitato da un imponente monumento funebre, annerito dal tempo e dall’umidità, composto da un grande sarcofago appoggiato su di un alto piedestallo a più piani. Sul sarcofago sono ben visibili: un altorilievo a croce greca e una scritta a caratteri cubitali “ADDA SALVATERRA” (foto 3, sarcofago Adda Salvaterra.)

   Seduta, dolente, appoggiata sull’ampio gradino del piedestallo, vi è una pregevole scultura in bronzo quasi a grandezza naturale: una donna piegata dal dolore piange i suoi morti; il capo chino sulle braccia, il corpo e le gambe fasciate da un leggero velo che lascia le spalle nude. La mano sinistra regge un piccolo mazzo di fiori dal quale sono cadute alcune rose, che giacciono, appassite, ai piedi della donna (foto 4, particolare sarcofago).

   L’opera, a firma di V. Peter 1896, colpisce il visitatore per la bellezza e l’intensità del dolore che sa esprimere.  Victor Peter è stato uno scultore francese di chiara fama, nato a Parigi nel 1840. Questo monumento funebre, appositamente realizzato per il marchese D’Adda Salvaterra, è stato presentato alla “Exposition de la Société des Beaux-Arts “ del 1896[1]. Numerose sono le opere realizzate da Victor Peter, per fama chiamato più volte in vari salone d’arte e all’Esposizione universale di Parigi del 1889 dove riceve una medaglia di bronzo. Una seconda medaglia, questa volta d’oro, gli è stata assegnata a “l’Exposition universelle”, sempre a Parigi, del 1900, quando viene anche nominato cavaliere della Legion d’onore. Molte opere di Peter sono nei musei francesi più importanti; per la sua grande abilità nel lavorare la pietra e il bronzo, era chiamato a lavorare per conto di importanti artisti, tra i quali ricordiamo Rodin. È molto probabile che lo scultore abbia conosciuto Tullo Massarani, allora ben attivo a Parigi, proprio in campo artistico.

   Il monumento funebre dei D’Adda Salvaterra è certamente un’opera di pregio, degna di essere segnalata e inserita nel nostro “Monumentale diffuso” brianzolo.

   Alle spalle dell’imponente sarcofago, il muro che fa da sfondo si alza disegnando un grande arco, al cui centro è ben visibile una grande croce latina. Lateralmente sul muro sono collocate cinque grandi lapidi che il tempo ha ricoperto di muschi e muffe, tanto da rendere quasi illeggibili gli scritti che commemorano i defunti (foto 5). Con fatica siamo riusciti a leggere tutto; con sorpresa, abbiamo “scoperto” che le scritte erano perlopiù in lingua inglese. In allegato riportiamo tutte le inscrizioni lapidarie che richiamano personaggi inaspettati, quali:

 

            Elenco sepolture

 

-MARCHESE LUIGI D’ADDA SALVATERRA, cavaliere dell’Ordine di Malta, nato nel 1829, e morto nel 1915, sulla lapide è riportato il motto “LUX PERPETUA LUCEAT EI” (foto 6)

-LEONTINA D’ADDA SALVATERRA DI CHOISEUL PRASLIN, moglie di Luigi, morta a Roma nel 1911, sulla lapide è riportato il motto “IUSTORUM ANIMAE IN MANU DEI SUNT” (non è scritta la data di nascita) (foto 7)

-MARCHESE PAOLO D’ADDA SALVATERRA, nato in Milano nel 1861, morto prematuramente in S. Raffaele del Varo, nel 1889; la lapide ricorda, tra l’altro, il dolore della “desolata vedova” MARIA HOOPER, degli inconsolabili genitori, e della figlia (foto 8)

-DOUGLAS BOVETT TWOMBLY, nato a St. Charles Missouri, 1853, morto a Davos nel 1900, tumulato in Inverigo nel 1901 a cura del fratello e della sorella; sulla lapide, scritta in inglese, è riportato il salmo 130.5 “I WAIT FOR THE LORD MY SOUL DOTH/ WAIT AD IN HIS WORD DO I HOPE” (foto 9)

-MARY LANE HOOPER, nata a Burlington, Vermont, nel 1827, morta a Parigi nel 1900, tumulata in Inverigo nel 1901 a cura dei figli. Sulla lapide, scritta in inglese, è riportato il salmo 23.1, “THE LORD IS MY SHEPPERD, I SHALL NOT WANT” (foto 10 lapide di Mary Lane e sua traduzione)

 

   Numerosi sono gli interrogativi che sollevano queste tumulazioni, in particolare:

-Il richiamo dei salmi lascia intuire che alcuni defunti erano protestanti, eppure sono sepolti in terra cristiana.

-Come mai sono sepolti in Inverigo cittadini nati nella confederazione degli Stati Uniti, e morti l’uno in Svizzera (Davos), l’altra in Francia (Parigi)?

-Chi sono Mary Lane Hooper e Douglas Bovett Twombly e che rapporti hanno avuto con i Salvaterra?

-Chi è Leontina di Choiseul Praslin? Perché non è scritto dove è nata, ma solo che è morta a Roma e poi tumulata in Inverigo?

-E chi è la “desolata vedova” Maria Hooper? che rapporti aveva, se ne aveva, con Mary Lane Hooper?

 

   Mossi da queste suggestive domande abbiamo iniziato le nostre ricerche storiche che hanno svelato un terribile delitto commesso nel 1847 dal Duca Teobaldo Choiseul Praslin, di cui Leontina è figlia.

 

 La famiglia Choiseul-Praslin.

 

[1] Lami Stanislas, “Dictionnaire des sculpteur de l’école française au dix-neuvième siècle”; tome-quatrième; Paris, librairie ancienne honorè champion; 5, quai Malaquai; 1921

Foto 10
Foto 9
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