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Carlo Sessa.

   Nel cimitero di Cremella svetta la grande cappella dell’importante famiglia dei nobili Sessa; limitrofa al cimitero del paese, si erge alta su numerosi gradini, quasi a dominarne la spazio visivo.

   I Sessa erano originari di un piccolo paese che un tempo faceva parte della diocesi di Como e che oggi è in territorio svizzero. Di etnia longobarda, vantavano numerosi titoli nobiliari: Signori di Castel Sessa; Signori delle Val Travaglia e di Sillavengo, Patrizi di Milano e Bologna, fin dal XII secolo.  Nel XVII secolo la famiglia acquista svariati immobili nell’area della pieve di Varese e nell’Ottocento è presente a Como.

   I Sessa di Cremella, uno dei numerosi rami della famiglia, divennero particolarmente importanti nel campo imprenditoriale e, insieme alla famiglia Gavazzi - che ancora controlla il Banco di Desio e della Brianza -, diedero vita ad una delle maggiori dinastie industriali dell’Ottocento milanese, attivissima nel settore serico.

   La cappella di Cremella è dedicata a Carlo Sessa, il cui padre Filippo, nato a Como nel 1786, ebbe in totale otto figli da due matrimoni. Carlo Sessa, nato nel 1817, sposò Elena Pizzagalli; la nuova famiglia risiedeva a Milano, ma nel 1874 acquistò a Cremella la bella villa Kramer e tutto l’antichissimo ex monastero benedettino che domina il colle su cui è costruito il piccolo paese.

   Carlo Sessa possedeva negli anni quaranta dell’Ottocento, insieme al cugino Luigi, la maggior filanda serica di Milano; il gruppo seppe espandersi considerevolmente anche per le innovazioni portate nel settore della tessitura della seta. Carlo fondò anche la “fabbrica d’amido e cipria” e la “fabbrica degli alcools”. Quest’ultima, con l’entrata in società di G.A. Fumagalli, cambiò il nome in Sessa-Fumagalli & Co. diventando la prima distilleria industriale italiana. Nel 1857 questa azienda veniva segnalata come una “grandiosa distilleria di alcool, finora unica in Italia”. La fabbrica lavorava a ciclo integrato, infatti gli scarti della lavorazione per la produzione di alcool nutrivano circa 400 bestie in stalle limitrofe allo stabilimento che sorgeva in zona Navigli a Milano.

   La fiorente attività industriale ebbe anche momenti critici. Un giornale dell’epoca segnalava scioperi che investirono specialmente la ditta Sessa e Fumagalli, a causa delle gravose condizioni di lavoro. Lo sciopero delle maestranze deve essere stato particolarmente aggressivo, tanto che se ne occupò persino la Giunta Municipale di Milano che affidò ad apposite commissioni lo studio del problema. La fabbrica subì notevoli danni al suo interno per l’irruzione degli scioperanti e non furono irreparabili per il coraggioso intervento di alcuni operai che vi lavoravano.  La relazione della commissione comunale individuava la causa degli scioperi non nelle condizioni di lavoro, ma “nell’ignoranza dei lavoratori” che non erano in grado di capire gli “aspetti igienici e economici dell’impresa”. In realtà l’ignoranza dei lavoratori non sembra essere stata la causa dello sciopero.

   Interessante è la cronaca dei fatti riportata il 28 maggio 1861, da “IL PUNGOLO giornale politico popolare della sera,” edito a Napoli. Così inizia la cronaca: «gli arresti operatisi durante tutta la giornata d’ieri…tristissimi fatti del 22...». Il giornale ipotizza che ci sia stata una cospirazione «ordita di lunga mano per trascinare i cittadini a conflitti fratricidi», cospirazione favorita da “Roma e Vienna”: ricordiamo che l’unità d’Italia era stata da poco tempo raggiunta.

   Per la distillazione si usavano granaglie e si diceva che l’aumento insopportabile del prezzo del pane era stato causato proprio dall’uso delle granaglie in distilleria. Per domare lo sciopero furono utilizzati i bersaglieri e ben settemila uomini della Guardia Nazionale e persino la cavalleria, il tutto al comando del “famoso” generale Lamarmora: quasi fosse in atto una insurrezione.

   Conclude l’articolista: «Preti e Austriaci… cause vere e segrete dei fatti del 22... il processo dirà».

 

  L’importanza di Carlo Sessa, che diventò membro, fin dalla fondazione, del “Comitato Centrale della Associazione Industriale Italiana”, è sottolineata anche dalle sue molteplici partecipazioni ad iniziative industriali ed economiche: contribuì alla nascita della “società per la filatura dei cascami di seta” e nel 1873 diventò amministratore della Banca Industriale e Commerciale di Milano.

   Nel 1874 acquistò numerosi terreni in Cremella, luogo ameno e salubre, dove realizzò tre grandi ville per i suoi tre figli maschi (Francesco, Giuseppe e Rodolfo). I primi due figli si distinsero per il loro impegno amministrativo nel comune di Cremella.

   Carlo Sessa morì nel 1881 ed è sepolto nella tomba di Cremella a lui dedicata.

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Nota:

Nel 2021 abbiamo ricevuto dalla Signora Elena Sessa uno scritto di Franco Sessa dal titolo: "I RENTIERS - Le persone che vivono di rendita (razza scomparsa)" che testimonia il clima del tempo di Carlo Sessa, riportato integralmente nella sezione "NOVITA'".

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