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Biografia Gian Domenico Romagnosi.

 

 

 

Romagnosi
da Wikipedia
Villa Cusani-Cofalonieri Carate Brianza
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Ringraziamo il Professore Tiziano Catellani per il suo prezioso contributo:

 

   Gian Domenico Romagnosi (1761-1835), nato a Salsomaggiore, allora Distretto di Piacenza, patriota,  tra i massimi studiosi di diritto, politica ed economia dell’ epoca illuministica, ha dedicato le sue grandi e preziose energie al bene della comunità contribuendo massimamente al progresso del popolo in una visione aperta sul mondo.

   Nei primi dell’Ottocento il patriota, poeta e letterato Ugo Foscolo (1778-1827) volse i suoi versi alle urne dei Grandi che riposano in santa Croce, custodi delle nostre radici, che ogni italiano deve conoscere per non perdere consapevolezza di sé e rinnovare per non perire vittima del dilavamento del tempo: “Le tombe dei forti rendono bella la terra che li ospita e spingono chi la visita a grandi opere”.

   Nel complesso passaggio dell’Età napoleonica e della  Restaurazione, Romagnosi, forte di profondi studi di economia ed evoluzione del diritto, che insieme confluiranno nella “Civile Filosofia”, espresse passione, cultura  e metodologia d’indagine che trasmise ai grandi continuatori della sua scuola, quali Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari. Romagnosi è stato  capofila del movimento lombardo  riformatore degli ordinamenti giuridici, politici e civili ritenuti indispensabili per garantire vigore alle realtà sociali emergenti.  

   Il termine romagnosiano “Civile Filosofia” non si esaurisce in una dottrina politica, ma richiama  il dovere dell’intellettuale all’applicazione nelle questioni politiche , sociali e istituzionali con il fine di contribuire al  “buon vivere sociale”  (oggi diremmo qualità della vita e partecipazione politica)   quindi al progredire del suo “incivilimento”.

   L’intellettuale, nella visione grandemente progressiva della cultura illuminista e romagnosiana, diviene organico al processo di “incivilimento “, promuovendo buoni e civili ordinamenti e impegnandosi in una concreta militanza educativa, fatta del suo sapere, in particolare rivolta alla crescita culturale dei giovani.

   Negli anni che precedono la grande rivoluzione del 1789, a Parma regnano i Borboni di Spagna, governa il parigino Du Tillot e si afferma il pensiero illuministico, con il filosofo sensista Etienne De Condillac.  Romagnosi si formò al Collegio Alberoni di Piacenza, aperto alle idee del “secolo filosofico”, come lo   definirà Diderot, e ai fermenti intellettuali del sensista  Charles Bonnet.

   Laureatosi a Parma nel 1786 in giurisprudenza, prediligerà gli studi di diritto penale, di economia, delle matematiche, di Scienze  e di “Civile Filosofia, quindi di politica.  Impegno che porterà nel 1791, ventottenne, alla produzione del  grande trattato “Genesi del Diritto Penale”, sulla necessità della difesa e sull’origine naturale del diritto di punire, non secondo linee astratte, bensì per necessità di frenare la spinta al crimine, garantendo la certezza della pena, secondo i principj di Beccaria.   Il trattato sarà adottato in molte università europee e fornirà la base del diritto penale francese e di altri paesi.   Il trattato è stato definito dal  Prof. Ettore Adalberto Albertoni , già direttore della Collana “Studi Romagnosi”,  “l’espressione più compiuta della riflessione riformistico-illuminista sul tema della giustizia”.

   Romagnosi ricoprirà a Trento l’incarico di Giudice e di Consigliere Aulico, mentre si dedicherà a dimostrare l’interazione elettromagnetica ben prima che il danese Oersted rivendicasse la scoperta.

   Alla “Genesi”,  che tanto ha influenzato la riforma del diritto penale in Europa, seguirà  una ulteriore prova del genio giuridico di Romagnosi, con la “Introduzione allo studio del Diritto Pubblico Universale”, pubblicato a Parma nel 1805, sotto il governo francese di Moreau;  trattato che segna il trionfo della “Civile Filosofia” romagnosiana.  L’opera, volta ad offrire agli studenti un metodo di studio basato sul vero, diviene la base del diritto dell’epoca dei Lumi e sancirà la grandezza del filosofo e dello statista, del matematico e dell’economista, dello storico e del giurista, di un grande italiano, “Restauratore della Filosofia” lo definirà  Carlo Cattaneo, discepolo prediletto e massimo divulgatore della sua dottrina.

   Con il Regno Italico, fondato da Napoleone Bonaparte nel 1805, Romagnosi sarà incaricato dal Ministro di Giustizia  Conte Luosi, di redigere il progetto di Codice penale del Regno e  invitato a far parte degli esperti di governo,  cui seguirà  la nomina nel 1807  al ruolo di Consultore del Ministero della Giustizia con  l‘attribuzione dell’incarico di Professore di Diritto Civile a Pavia. L’altissimo ruolo raggiunto sarà confermato con decreto del Vicerè Eugenio Beauharnais di attribuzione della cattedra di  Alta Legislazione  per la formazione dei magistrati e statisti che costituiranno  la classe dirigente del Regno.

   La caduta di Bonaparte avvicinerà  Romagnosi ai patrioti dei movimenti per l’indipendenza e l’unità italiana e sarà costretto a cessare le pubblicazioni del “Giornale di Giurisprudenza Universale”;   avrà parte importante nella cospirazione militare del 1815, quale ispiratore della costituzione di un governo nazionale italiano e collaborerà con i maggiori patrioti dei moti risorgimentali fino al coinvolgimento nel processo del 1821 alla Carboneria, con l’arresto e la traduzione al carcere di Venezia. Si salverà grazie ad una sagace autodifesa che passerà alla storia.

   «Un autentico pensatore politico - lo definirà il Prof. Ettore Adalberto Albertoni - giurista sommo che aveva trovato nella riflessione politica e sociale il centro unificatore dei suoi interessi di studioso e scienziato».

                                                                                                                 Prof. Tiziano Catellani

 

Come mai Romagnosi, morto a Milano, è sepolto a Carate Brianza?

 

Una chiara spiegazione è data dalla voce Luigi Azimonti a cura di Luisa Gasparini nel Dizionario Biografico Treccani:

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«Quando il Romagnosi, il 6 dic. 1821, uscì dal carcere dopo sei mesi di detenzione nell'isoletta di S. Michele di Murano (sotto l'accusa di omessa denunzia di Silvio Pellico), malandato in salute e senza mezzi di sussistenza, essendo stato privato della cattedra universitaria e della facoltà di dare lezioni private, trovò nell'A., che era sfuggito all'arresto, pur essendo sorvegliato dalla polizia per i suoi sentimenti liberali, un mecenate devoto. La loro fu una vera amicizia, a datare appunto dal 1822. In quell'anno, infatti, l'A., avendo progettato di creare un grande stabilimento per la raffinazione dello zucchero in Milano, consultò l'insigne giureconsulto per sormontare gli ostacoli burocratici del governo e col pretesto di tale consulenza, a lungo protratta, l'A. lo assistette generosamente e lo ospitò nei mesi estivi ed autunnali nella sua villa a Carate Brianza, e continuò poi ad invitarlo colà negli anni seguenti sino al 1835. Il filosofo poté così dedicarsi tranquillamente ai suoi studi, mentre a sua insaputa l'A. gli era largo di mezzi tramite il domestico e scrivano A. Castelli, e nonostante la continua, segreta sorveglianza della polizia. Secondo la sua volontà, il Romagnosi fu trasportato dopo la sua morte, avvenuta a Milano l'8 giugno 1835, nel cimitero di Carate Brianza, dove ebbe onorata sepoltura (10 giugno)».

 

Romagnosi e Azimonti sono ospitati nella cappella di famiglia dei Confalonieri.

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